In caso di attacco nucleare, le alte cariche dell’Italia non hanno protezione adeguata. Tutti i dettagli della situazione.
Negli ultimi decenni, la lunga assenza di minacce militari dirette ha portato l’Italia a trascurare un aspetto fondamentale della sicurezza nazionale: la protezione delle alte cariche dello Stato in caso di attacco esterno, incluso un eventuale attacco nucleare. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha recentemente sollevato una questione inquietante: non esistono più bunker attivi per proteggere le figure istituzionali, come il Presidente della Repubblica o il Presidente del Senato, in situazioni di emergenza estrema.
Durante la Guerra Fredda, esistevano piani e infrastrutture dedicate, tra cui il bunker del Monte Soratte, progettato per resistere a minacce atomiche. Oggi quella struttura è dismessa e destinata a fini turistici. Nel frattempo, il contesto geopolitico si è radicalmente trasformato, e le tensioni internazionali richiedono nuove misure di prevenzione e difesa.

Le strutture oggi disponibili e le loro limitazioni
Attualmente, solo il Presidente del Consiglio dispone di un piano d’emergenza concreto, che prevede il trasferimento a Forte Braschi, a Roma. Si tratta di una sede dei servizi segreti, ma non pensata per resistere a un attacco nucleare. Per altre figure di governo, come il Ministro dell’Interno o della Difesa, sono disponibili alloggi blindati, ma secondo fonti citate dal Corriere della Sera e rilanciate da open.online, queste stanze non sarebbero in grado di resistere a un attacco aereo o a ordigni ad alto potenziale.
L’unico bunker moderno in funzione è il DC 75 a Montelibretti, 50 km da Roma, progettato per la gestione della Difesa Civile. La struttura è antisismica e rinforzata in cemento armato, ma la distanza dalla Capitale rappresenta un ostacolo operativo in caso di attacco improvviso, anche perché gli elicotteri non potrebbero volare sotto bombardamento.
Le criticità normative e i rischi della sottovalutazione
Crosetto ha espresso indignazione per la burocrazia che rallenta la costruzione di nuove infrastrutture di difesa: «È incredibile che la Difesa per costruire un bunker debba seguire le stesse regole di un imprenditore che vuole costruire un capannone industriale». Infatti, pur potendo operare in deroga per motivi di “sicurezza nazionale”, basta un ricorso da parte di un comitato civico per bloccare tutto. Come riportato da Corriere della Sera.
Il caso dell’intero esecutivo presente sullo stesso volo in occasione dei funerali di Silvio Berlusconi ha evidenziato una mancanza di procedure efficaci: un singolo evento avrebbe potuto compromettere la stabilità istituzionale del Paese.