Nel 2023, il 7,6% degli italiani ha rinunciato a curarsi: ecco le cause ed i preoccupanti dati dell’Istat diffusi dal suo presidente.
Un dato allarmante emerge dalla recente audizione del presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli: nel 2023, il 7,6% della popolazione italiana ha rinunciato a ricevere cure sanitarie. “La quota di quanti hanno rinunciato a causa delle lunghe liste di attesa risulta pari al 4,5% (era il 2,8% cinque anni fa). Le rinunce per motivi economici riguardano il 4,2% della popolazione, quelle per scomodità del servizio l’1%”, riferisce Chelli così come riporta TGCom24.
Gli italiani rinunciano alle cure: gli allarmanti dati Istat
Secondo l’indagine dell’Istituto di statistica “Aspetti della vita quotidiana”, questo trend preoccupa non solo per le cifre, ma anche per le motivazioni che spingono gli italiani a rinunciare a trattamenti necessari.
Questi dati, inoltre, evidenziano un quadro complesso in cui si intrecciano difficoltà logistiche ed economiche.
Oltre alla questione sanitaria, durante l’audizione è stata presentata anche una panoramica sui benefici del nuovo taglio del cuneo fiscale, che interesserà 2,4 milioni di lavoratori in più nel 2025.
Questo intervento prevede un bonus fino a 20.000 euro e una detrazione che va da 20.000 a 40.000 euro, portando il numero complessivo di beneficiari a 17,4 milioni. In media, i nuovi beneficiari riceveranno un vantaggio annuale di 576 euro.
Per i lavoratori con un reddito complessivo inferiore ai 20.000 euro, il taglio fiscale si tradurrà in un beneficio annuo di 544 euro, interessando 7 milioni di persone per una spesa complessiva di 3,8 miliardi. Tuttavia, è importante notare che circa 500.000 individui perderanno questo beneficio a causa delle nuove soglie di reddito.
L’attuale situazione economica e industriale
Infine, Chelli ha messo in evidenza anche l’attuale stato dell’economia italiana: “L’attività industriale continua a mostrare segnali di debolezza. Nelle stime preliminari, la variazione nulla del Pil è la sintesi di una forte riduzione nel settore dell’industria, di un calo del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura e di una espansione in quello dei servizi. La crescita acquisita per il 2024, la crescita annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nell’ultimo trimestre dell’anno, resta ferma allo 0,4%”.