Juventus: le cause del disastro in Champions League

Juventus: le cause del disastro in Champions League

La Juventus è uscita fuori dalla massima competizione europea, ma di chi sono le colpe, quali sono le cause, proviamo ad analizzare in breve.

Ancora una volta, dopo Allegri anni fa, Sarri dopo e Pirlo poi, si ritorna ad Allegri che esce con la sua Juventus dalla Champions League davanti ai tifosi nel modo peggiore possibile rispetto agli ultimi anni. Disastro totale, 0-3 in casa a Torino contro il Villarreal settimo in Liga non può passare inosservato.

Il mercato di gennaio aveva dato una parvenza di entusiasmo, Vlahovic il capocannoniere della Serie A e Zakaria mediano voluto anche dal Bayern Monaco. Il secondo appena qualche settimana dopo, si fa male muscolarmente come tanti nei bianconeri. Vlahovic c’è, regge ma viene servito male e spalle alla porta. Non proprio un costruttore di gioco ma un finalizzatore straordinario che non viene utilizzato come esso richiede

Juventus Stadium

Allegri e i suoi giocatori

Prima di arrivare a parlare dei giocatori della Juventus, tocca parlare di Max Allegri. Il tecnico è accusato di giocare un calcio antico, che non va più che non funziona più. Gli ultimi risultati avevano mascherato vittorie ottenute calciando in porta con meno di 5 tiri, alcune volte anche i gol superavano le occasioni. Emery batte Allegri nello stesso modo di giocare, leggendo la partita e le sostituzioni prima dell’avversario (Gerard Moreno prima di Dybala). Il contratto blinda il tecnico, ma il rapporto non appare più idilliaco come una volta.

Parlando dei giocatori, Rugani e De Sciglio si dimostrano riserve, affidabili all’incirca in Serie A ma non quando il livello si alza, dove la pressione schiaccia tutto. Il centrocampo è fermo, Arthur è fuori ruolo, è una mezzala non un regista, il suo raggio di passaggi lo conferma nettamente. Locatelli e Rabiot non sono incursori, non possono garantire reti e nemmeno assist.

L’attacco senza Dybala perde il collegamento con il centrocampo, assenza di qualità ma per l’argentino gli infortuni stanno diventando troppi. Cuadrado è l’uomo deputato a creare superiorità numerica, fare assist, crossare (anche troppo) e tirare oltre che difendere, troppo. Morata è una seconda punta ma non è un goleador, associativo ma non aumenta i suoi numeri che restano quelli di una riserva.

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