La Juventus fatica a segnare e costruire gioco: una crisi di qualità che mette a rischio la qualificazione in Champions League.
Per decenni, la Juventus ha costruito i propri successi su elementi ben precisi: mentalità vincente, cattiveria agonistica e organizzazione di squadra. Non si trattava solo di qualità tecniche, ma di un’identità trasmessa da una società capace di forgiare campioni con il proprio DNA. Igor Tudor, attuale allenatore bianconero, ha ricordato come la mentalità non si insegni: si eredita oppure si costruisce vivendo quotidianamente un certo tipo di ambiente. Tuttavia, da qualche tempo qualcosa sembra essersi rotto, e le difficoltà emerse nell’ultima parte di stagione ne sono una testimonianza evidente.

La Juventus e il problema della cattiveria agonistica
Non basta guardare alla sconfitta di Parma o alle difficoltà contro squadre chiuse e organizzate: la crisi è più profonda. Gli ultimi mesi hanno messo in luce problemi strutturali che la semplice motivazione o il cambio di guida tecnica non riescono più a mascherare. In particolare, il dato che più preoccupa riguarda la produzione offensiva: il divario rispetto alle principali rivali in Serie A è ormai evidente e pericoloso.
Una rosa costruita male penalizza il cammino europeo
Le statistiche parlano chiaro: l’Inter ha segnato finora 72 gol, l’Atalanta 66, il Napoli 52. La Juventus, invece, si ferma a 49, con anche Bologna e Fiorentina davanti per reti realizzate. Dati impietosi che non si spiegano soltanto con una crisi individuale di Vlahovic – a secco da febbraio – ma che denunciano un problema più profondo: la mancanza di qualità diffusa nel reparto offensivo e a centrocampo.
I nuovi innesti come Kolo Muani, Yildiz e Nico Gonzalez, pur talentuosi, hanno bisogno di spazi per rendere. In una Serie A tattica e chiusa, senza un vero regista o un trequartista classico, la Juventus fatica a costruire occasioni nitide. Gli errori di mercato, iniziati in estate e proseguiti a gennaio, hanno reso la squadra poco funzionale sia al gioco di Thiago Motta sia alle idee di Tudor.
Ecco perché ora, a cinque partite dalla fine, il rischio è concreto: senza un’improvvisa svolta, la Juventus potrebbe davvero rimanere fuori dalla prossima edizione della Champions League, con conseguenze pesanti anche per il futuro societario.