Kata, mistero senza fine: i rapitori narcotrafficanti puntavano ad un’altra bimba

Kata, mistero senza fine: i rapitori narcotrafficanti puntavano ad un’altra bimba

Il ministero della Giustizia ha contattato le autorità peruviane per ottenere il permesso di svolgere indagini anche in Sudamerica.

Il ministero della Giustizia ha inviato per conto della procura di Firenze una rogatoria alle autorità peruviane. Una richiesta semplice e diretta per poter indagare sulla piccola Kata anche in Sudamerica. L’ultima pista degli inquirenti, in Italia, insisterebbe su un errore da parte dei rapitori: i criminali, che sarebbero dei narcotrafficanti, avrebbero voluto rapire un’altra bambina dell’ex hotel Astor e si sarebbero sbagliati.

La procura di Firenze vorrebbe riuscire ad interrogare, in Perù, alcune persone che potrebbero aver parlato, in questi mesi, con la famiglia di Kata. Ad essere coinvolto attivamente nella vicenda, secondo gli inquirenti, sarebbe lo zio della bimba, oggi in carcere, che avrebe parlato al telefono con Miguel, il padre della piccola, avanzando l’ipotesi di scambio di persona.

La seconda bambina

Il reale obbiettivo dei criminali sarebbe stata un’altra bimba che viveva all’ex hotel Astor di Firenze insieme alla madre ed un altro uomo, implicato nel narcotraffico. In base alle ipotesi degli inquirenti, proprio a lui sarebbe stata sottratta una partita di droga che non aveva ancora pagato: i narcos avrebbero così sequestrato la figlia, portando via per errore Kata.

Il destino, però, ha voluto che il trafficante, tornato in Perù, sia finito nello stesso carcere dello zio della bambina. I due avrebbero parlato ed il parente di Kata sarebbe così venuto a conoscenza dello sbaglo nel rapimento. La procura di Firenze vuole interrogare entrambi per capirci di più

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