Balcani, Kosovo accusa: “Serbia vuole la guerra”

Balcani, Kosovo accusa: “Serbia vuole la guerra”

Truppe spiegati ai confini tra Serbia e Kosovo e le relazioni tra i due paesi per motivi etnici sono di nuovo ai minimi.

Nei Balcani torna l’ombra della guerra. La Serbia non ha mai riconosciuto l’indipendenza del Kosovo e non ammette la sua giurisdizione sulla minoranza serba che vive al nord del paese. Le truppe sono dispiegate alla frontiera e sono state bloccate le strade tra i due paesi. Nella notte sono proseguiti spari ed esplosioni iniziate raffiche di spari dopo le 21 di sera al nord del Kosovo, come riporta la tv serba Rts. Il blocco stradale è stato deciso in seguito all’arresto di un ex agente serbo della polizia kosovara.

Nelle aree dove è presente maggiormente la minoranza serba sono state dispiegate le forze Nato (Kfor) e della missione civile europea (Eulex). Anche le scuole serbe resteranno chiuse e le elezioni comunali sono state rinviate. Usa, Nato e Ue hanno inviato numerosi appelli per rimuovere le barricate e i blocchi stradali al confine.

Manifestazione

Kurti: “Vucic era ministro del governo di Milosevic”

Il premier kosovaro Albin Kurti ha accusato la Serbia di minacciare una nuova guerra inviando truppe serbe in Kosovo e incitando i gruppi criminali a destabilizzare la situazione al nord del paese. Pristina accusa Belgrado anche di voler ritornare alla guerra mentre il Kosovo si prospetta un futuro democratico. “Il passato deve rimanere tale. Noi siamo un governo di pace che vuole garantire la sicurezza per tutti i cittadini senza distinzione di etnia, religione, sesso o età “, ha affermato Kurti, denunciando il riarmo di Belgrado.

“La militarizzazione della Serbia nel corso degli anni ci ha portato a questa situazione”, dice il premier criticando l’atteggiamento del paese vicino identico a 23 anni fa quando le truppe serbe si ritirarono dal Kosovo con l’intervento della Nato. Inoltre, Pristina accusa il fatto che i vertici politici non sono cambiati a Belgrado perché Vucic faceva parte del governo di Milosevic di cui era il ministro della propaganda così come l’attuale ministro degli esteri Dacic era il portavoce dell’artefice della sanguinosa guerra nei Balcani di trent’anni fa.

Per il premier Kurti l’integrazione della minoranza serba al nord del paese non è mai arrivata dopo 14 anni di indipendenza e dieci anni di negoziati. “Purtroppo la Serbia, attraverso gruppi criminali, ha tenuto e continua a tenere in ostaggio i cittadini del Kosovo” ha denunciato.