Il capo di stato maggiore dell’esercito serbo propone di dispiegare le truppe al confine nord con il Kosovo.
La tensione resta ancora alta al confine tra Serbia e Kosovo a causa dei blocchi stradali della minoranza serba nel nord del paese. Una nuova sparatoria c’è stata alla frontiera avvenuta a Zubin Potok, uno dei quattro maggiori comuni coinvolto nelle proteste della locale popolazione serba con barricate. La conferma arriva anche dalla Kfor, l’unità Nato in Kosovo.
Il capo di stato maggiore dell’esercito serbo, Milan Mojsilovic, che si è recato a Raska vicino al confine dopo aver incontrato il presidente Vucic ha proposto il dispiegamento di truppe al confine con il Kosovo. «I compiti che sono stati affidati all’esercito serbo, e a me come capo di stato maggiore, sono precisi e chiari, e saranno adempiuti», ha garantito Mojsilovic dicendo che la situazione è complessa.
La sparatoria ha alzato la tensione
La Serbia continua a rifiutare di riconoscere l’indipendenza del Kosovo e incoraggia la minoranza serba contro l’autorità di Pristina. Il vertice tra la premier, il presidente e l’esercito conferma l’alta tensione che c’è nel paese. «Siamo al limite d’un nuovo conflitto armato» aveva detto in quei giorni la premier di Belgrado Ana Brnabic. Nel frattempo si indaga sulla sparatoria avvenuta al confine, la cui origine ancora è da chiarire. Secondo quanto riferisce la Kfor, non ci sono stati né feriti né danni materiali. Alcuni media kosovari invece dicono che la sparatoria è iniziata quando la polizia kosovara ha cercato di smantellare le barricate.