La casa della famiglia di Elnaz Rekabi, l’atleta iraniana che gareggiò senza velo, è stata rasa al suolo dai funzionari del governo.
L’atleta iraniana Elnaz Rekabi, al suo ritorno a Teheran il 21 ottobre, era stata costretta a casa da arresti domiciliari “non ufficiali”. Sarà trasferita in carcere dopo aver gareggiato senza hijab ai campionati asiatici di arrampicata sportiva di Seul, in Corea del Sud. Le autorità iraniane rispondono aggressivamente demolendo l’abitazione dell’atleta in cui viveva con la sua famiglia.
Caso Rekabi
Rekabi aveva disobbedito alle restrizioni della Repubblica islamica gareggiando senza hijiab alle competizioni internazionali di arrampicata di Seul dello scorso ottobre. Le donne iraniane sono obbligate ad indossare il velo anche quando partecipano a competizioni sportive, ma dopo la sua gara la giovane atleta è scomparsa per diverse ore e familiari e amici non hanno avuto sue notizie.
Ma un nuovo episodio di rappresaglia è stato compiuto contro l’atleta iraniana: l’abitazione della sua famiglia è stata demolita da funzionari governativi, e le sue medaglie sono state gettate per terra. Le immagini mostrano la desolazione dell’atto distruttivo e le lacrime del fratello di Elnaz, Davood.
L’emittente televisiva dell’opposizione, Iran International, aveva definito il gesto della Rekabi come un’azione di protesta contro il regime iraniano. Le proteste per la morte di Mahsa Amini, la 22enne deceduta dopo essere stata arrestata per aver indossato male il velo, intanto andavano avanti già da settimane.
La scalatrice, classe 1989, bronzo ai Mondiali di Mosca nel 2021, si era piazzata al nono posto ed era arrivata vicinissima alle finali degli Asian Games. Dopo il suo gesto manifestante, le autorità iraniane l’hanno arrestata ai domiciliari, per poi trasferirla in carcere dopo le gare in Corea del sud.