Stipulata la Direttiva Europea sul tema presenze femminili in azienda. Da ora in poi, il 40% dei vertici aziendali, sarà donna.
Entro il 2026, il 40% circa dei ruoli di amministrazione, legati a società quotate, dovrà essere rivestito da donne. A concepire la proposta, ci ha pensato la direttiva europea “Women on boards“. Rispetto ai contenuti specifici dell’emendamento, la Commissione, il Parlamento Ue e il Consiglio, avrebbero già conquistato una prima bozza di accordo.
Stando alla direttiva, se non si concretizzerà la soglia proposta di presenze femminili, vorrà dire che il 33% di ruoli amministrativi, con e senza un incarico esecutivo, dovrà comunque essere ricoperta da donne.
Oltretutto, le varie realtà aziendali, saranno tenute a presentare un report annuale, circa gli obiettivi conquistati. In caso di defaiance sugli obiettivi, le aziende saranno tenute a dettagliare come vorranno adeguarsi in merito, per gli anni successivi.
La quota femminile, nonostante spopoli nell’ambito dei nuovi corsi di laurea, risulta ancora essere molto poco rappresentata, sul versante di amministrazione aziendale, di matrice europea.
Stando ai dati attuali, solo il 30% dei membri del cda, legato alle maggiori società quotare in borsa, è donna. Si notano, inoltre, diversità importanti in questo senso, a seconda delle nazioni di pertinenza. In Francia infatti, la percentuale femminile si attesta su un 45,3%, a cui fa debol eco Cipro, con solo un 8,5% di presenze femminili.
Un emendamento rivoluzionario
L’emendamento era stato avanzato per la prima volta, già a partire dal 2012, rimanendo in stallo per ben 10 anni, all’interno delle aule del Consiglio europeo. Stando alle dichiarazioni di Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione, si tratterebbe di un passo di fondamentale importanza, per le quote rosa ma, più in generale, per il sistema sociale europeo. Secondo il Presidente infatti: “Più diversità significa più crescita, più innovazione”.
La presente direttiva, non include le piccole o medie imprese, composte da meno di 250 dipendenti.
Ma cosa succederà, a chi non rispetterà le prerogative europee approvate? I soggetti interessati, adranno incontro a sanzioni. In questo caso, toccherà però ai singoli Paesi membri, sondare il terreno, al fine di stabilire l’ammontare della sanzione x, da prendere in esame.
Per Helena Dalli, commissaria europea all’uguaglianza, staremmo di fronte ad un risultato che corrisponde ad “un passo in avanti alla nostra Unione, verso una società più equa, perché talenti e competenze non hanno genere”.
L’ultimo risultato corrente da attuare, ora, sarà l’approvazione della direttiva nell’ambito del Parlamento e del Consiglio Europeo. Composto l’ultimo tassello, la direttiva entrerà in vigore a partire da venti giorni successivi, alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. La sua attuazione, rappresenterà un obbligo imprescindibile per tutti i Paesi Membri.