Una delle prime conseguenze “buone” della GDPR è curiosa e inaspettata: in Europa i siti Web sono diventati più veloci. Gli utenti del resto del mondo correranno a usare le VPN?
L’entrata in vigore della GDPR ha cambiato diverse carte in tavola nel mondo della comunicazione digitale. E in effetti le nuove regole per tutelare la nostra privacy sono così laboriose da rispettare che alcuni siti Web hanno preferito “chiudere” in Europa. Per raggiungerli gli utenti europei possono usare diversi artifici tecnici. Il più semplice è usare una VPN per fingere che il nostro computer sia collegato da un altro continente. Ma in tutto questo c’è un risvolto curioso.
Siti lenti? In Europa sono solo un ricordo (forse)
Secondo quello che riporta MakeUseOf, alcuni sviluppatori si sono accorti che i siti europei, o le versioni europee dei siti internazionali, da qualche giorno sono molto più leggere. Il primo a scoprirlo è stato un certo Marcel Freinbichler, il cui tweet è diventato praticamente il centro della discussione in merito.
They went from a load time of more than 45 seconds to 3 seconds, from 124 (!) JavaScript files to 0, and from a total of more than 500 requests to 34.
— Marcel Freinbichler (@fr3ino) May 26, 2018
Questo ha portato una conseguenza curiosa e inaspettata. I siti di consigli americani, come appunto MakeUseOf, iniziano a suggerire come “trucco” quello di visitare i siti europei usando una VPN. In questo modo possono “fare finta” di trovarsi in Europa e accedere ai siti più velocemente, sfruttando la versione leggera messa a punto per l’Europa.
Una situazione da commedia: gli utenti europei “scappano” digitalmente dall’Europa per vedere i siti esteri. Dall’altra parte, gli utenti del resto del mondo “scappano” verso l’Europa per avere siti più veloci.
Come la GDPR ha cambiato la velocità dei siti web europei
Sappiamo che la GDPR ha a che vedere con la privacy, quindi regola il tracciamento e la raccolta dei dati personali. In questo caso la questione non riguarda la raccolta, ma gli strumenti che elaborano e gestiscono questi dati. Molti di questi infatti sono presenti “dietro” alle pagine web che carichiamo, e, per esempio, ci suggeriscono articoli che ci potrebbero interessare provenienti dai siti di commercio elettronico.
Quello che questa scoperta sembra avere rivelato è che questi strumenti incidono sul peso complessivo di ogni pagina web, rendendola più lenta da caricare. Per una volta, però, si tratta di una buona notizia: le restrizioni imposte dalla GDPR infatti rendono più leggeri i siti per i cittadini europei.
Fonte foto copertina: pexels.com/photo/adult-backpack-blur-business-298018/