La nascita di Israele: un percorso tra promesse, conflitti e ricerca di identità

La nascita di Israele: un percorso tra promesse, conflitti e ricerca di identità

Dal cuore della Prima Guerra Mondiale alla Nakba palestinese, esploriamo il tortuoso cammino che ha portato alla creazione dello Stato di Israele e le sue ripercussioni nel tessuto socio-politico del Medio Oriente.


Durante la Prima Guerra Mondiale nel 1916, la Palestina, allora sotto il dominio dell’Impero Ottomano, diventa oggetto di promesse e accordi da parte della Gran Bretagna. Gli inglesi, cercando alleati nel conflitto, promettono la terra sia agli arabi che agli ebrei, con l’assicurazione di lasciare il potere ai palestinesi una volta che fossero stati in grado di autogovernarsi. Queste promesse, tuttavia, si scontrano con un rapido afflusso di immigrati ebrei e l’ascesa del nazionalismo palestinese, scatenando una ribellione araba che viene brutalmente soppressa dalle forze britanniche e dalle milizie ebraiche.

1945: la proposta delle nazioni unite e la nascita di israele

Al termine della Seconda Guerra Mondiale, il contesto internazionale vede un intervento diretto delle Nazioni Unite, che propongono di dividere la Palestina in due stati separati: uno ebraico e uno palestinese. Il piano, tuttavia, viene respinto, dando il via alla guerra arabo-israeliana che si conclude con la vittoria degli israeliani. Per gli israeliani, questo momento segna la nascita della loro nazione; per i palestinesi, questo disastro diventa noto come la Nakba, la catastrofe.

La nakba e le sue conseguenze: una ferita ancora aperta


Da quel momento, i palestinesi vivono una realtà di apolidia e al centro del conflitto palestinese-israeliano si annida l’incapacità reciproca di ogni nazione di comprendere la storia e le sofferenze della propria controparte. I palestinesi, che chiedono una patria e che hanno vissuto senza uno stato per decenni, ora sperimentano condizioni simili a quelle di un’occupazione militare. D’altro canto, gli israeliani, la cui patria è stata stabilita dalle Nazioni Unite, vedono il diritto di espandere i loro confini come una misura necessaria per proteggere la loro nazione dalle minacce dei paesi confinanti.

La ricerca di una convivenza perduta


Non molto tempo fa, ebrei e arabi che vivevano nella Palestina ottomana celebravano insieme sia le festività islamiche che ebraiche, condividendo momenti di vita quotidiana e festività come un’unica comunità. La storia di come si è passati da un’esistenza condivisa a un conflitto prolungato è tanto complessa quanto dolorosa, e rappresenta una ferita ancora aperta nel cuore del Medio Oriente.