La possibilità che si verifichi una guerra tra Serbia e Kosovo è sempre più vicina, e l’Italia ne sarebbe direttamente coinvolta.
Continuano le tensioni tra Serbia e Kosovo, e l’Italia risulta coinvolta in quello che potrebbe facilmente trasformarsi in un conflitto. La situazione in Kosovo è particolarmente delicata. Il Kosovo è a tutti gli effetti uno Stato indipendente, ma non è riconosciuto da tutta la comunità internazionale come Stato.
Nela fattispecie, il Kosovo non è riconosciuto dalla Serbia, che da sempre ha sempre rivendicato il territorio in questione. All’interno dello Stato del Kosovo, vivono prevalentemente cittadini di origine albanese e musulmana. Invece i serbi sono perlopiù cristiani ortodossi.
Il rischio per l’Italia
Ma cosa c’entra l’Italia in tutto questo? Verso la fine degli anni ‘90 la Nato era intervenuta militarmente in Kosovo, combattendo a fianco della popolazione che proclamava a gran voce l’indipendenza. La Nato si era schierata contro l’esercito guidato dai serbi. La missione Nato si chiama KFOR, ed è ancora presente in Kosovo. L’Italia risulta coinvolta nella questione in quanto una parte della missione sarebbe gestita proprio da questa.
Sul territorio sono infatti presenti molti militari italiani e anche una parte dei carabinieri. Nonostante siano passati parecchi anni, le tensioni con la Serbia sono continuate. Comunque, è da ormai venti anni che la situazione in Kosovo risulta essere piuttosto stabile, anche grazie alla presenza nel territorio di forze Nato e dell’Ue.
Durante gli scorsi mesi la tensione nella parte Nord del Paese – abitata prevalentemente da cittadini serbi – a Mitrovica in particolare, è aumentata considerevolmente. Già durante la scorsa estate si erano verificate alcune tensioni legate all’utilizzo di targhe e documenti da parte dei serbi che vivono in Kosovo.
L’arresto di Dejan Pantic
Ma il fattore scatenante, tra le altre cose, è stato l’arresto di Dejan Pantic. Si tratta di un ex membro delle forze di polizia del Kosovo di nazionalità serba. Ancora non si conoscono le esatte cause che hanno spinto le forze dell’ordine ad arrestare l’ex membro delle forze di polizia. In questa situazione, la parte di popolazione serba che vive in Kosovo, è scesa in piazza per protestare e per bloccare il trasferimento del prigioniero a Pristina, la capitale.
Sono state anche innalzate delle barriccate per bloccare le vie di collegamento. È stato anche richiesto l’intervento del governo del Kosovo per smantellare le barricate, ma le richieste sono state giudicate come inaccettabili dal governo. In questa situazione, il presidente serbo Vucic ha richiesto al comandante Nato di poter dispiegare l’esercito e le proprie forze di polizia nel Nord del Kosovo, per proteggere i cittadini serbi.
Alla luce di questa situazione il timore è che si arrivi ad uno scontro vero e proprio. Attualmente le forze politiche stanno cercando di far trovare un compromesso tra Kurti, il Primo Mnistro del Kosovo e Vucic, il presidente serbo. Ma anche nel caso in cui si dovesse trovare un accordo, la pace sarebbe solo momentanea. Secondo alcuni esperti, è solo questione di tempo prima di uno scoppio di un conflitto vero e proprio.