La Venere di Botticelli diventa un’influencer

La Venere di Botticelli diventa un’influencer

Il nuovo progetto del ministro del Turismo con la Venere di Botticelli per portare il “brand Italia” nel mondo.

Un nuovo modo di promuovere la bell’Italia, polemizzato però in lungo e largo. Con la Venere di Sandro Botticelli come protagonista della nuova campagna internazionale, Daniela Santanchè intende promuovere così il turismo insieme ad Enit.

Daniela Santanche

La campagna pubblicitaria con Venere

Inconfondibile per i suoi lunghi capelli che volano con un platonico vento, il simbolo storico del Rinascimento viene presentato in vesti moderne, diventando la vera influencer del momento. Protagonista di paesaggi di tutta Italia, la nuova Venere percorre le mete più iconiche del nostro territorio. A far da volano al progetto, il profilo Instagram venereitalia23 e il sito Italia.it.

Progettata dal Gruppo Armando Testa, la campagna pubblicitaria si presenta con lo slogan “Open to meraviglia”. Composto da un video promozionale e una campagna di affissione, sarà possibile godere di scorci fortemente rappresentativi delle bellezze del nostro Paese, tra i Comuni e le Regioni che decideranno di aderire alla campagna digitale.

Per 9 milioni di euro, la campagna primavera/estate e autunno/inverno si svilupperà sui principali mercati internazionali, concentrandosi sui principali hub aeroportuali internazionali e nelle stazioni ferroviarie europee.

Le critiche

“Serve per vendere la nostra Nazione e le nostre eccellenze, in un modo inedito, mai fatto in Italia prima d’ora”, ha commentato il ministro del Turismo Daniela Santanchè. Poi continua: “Noi dobbiamo saper vendere l’Italia. La Venere del Botticelli, allora, simbolo della rinascita e della primavera che fiorisce dopo il rigido inverno pandemico, è la testimonial d’eccezione che ci prende per mano e ci accompagnerà lungo questo percorso”.

Molti, tuttavia, ne hanno denunciato l’abuso di una iconografia rinascimentale come quella della Venere, avvolgendola in stereotipi e luoghi comuni, macchiando la sua “sacralità” rivestendola in minigonna. E così non poteva mancare il commento del critico d’arte Vittorio Sgarbi, che ha chiosato: “Giacché la Venere è nuda sarebbe stato meglio vederla così, senza bisogno di travestirla in quel modo: è una roba da Ferragni”.

Poi arriva la polemica sullo slogan: “Anche così funziona lo stesso, lo ha deciso un grafico e io non voglio contraddire troppo i miei colleghi. Ma sul piano della lingua, la contraddizione è invece loro: Open to meraviglia? Che roba è? Che lingua è?”.