Dario Franceschini si conferma vero e proprio “mago dei congressi” Pd, ma questa volta è stata sua moglie a convincerlo a puntare sulla candidata vincente
Il primo nodo politico per Elly Schlein, neosegretaria del Pd, è la scelta della squadra, dai membri della segreteria ai nuovi capigruppo in Parlamento. Le donne in carica in quest’ultimo ruolo, Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, rappresentano il passato e, oltretutto, furono cooptate da Enrico Letta per marcare il territorio, utilizzando la gender-equality come grimaldello.
Con Elly Schlein cambia tutto: non solo ha rotto il soffitto di cristallo del Nazareno senza “chiedere il permesso” a nessuno dei maschi-alfa a capo delle varie correnti, ma intorno a lei ci sono tante altre donne di spessore, fino ad ora lasciate colpevolmente nell’ombra. La lista comprende tra le altre Chiara Gribaudo, Stefania Bonaldi, Chiara Braga, ma soprattutto Michela De Biase, referente di Schlein nella Capitale, che nel risiko del nuovo gruppo dirigente avrà un ruolo primario.
Franceschini e Di Biase: uniti nella vita e nella battaglia politica
Nonostante un curriculum politico di tutto rispetto, la 42enne è nota a certa stampa soprattutto come “Lady Franceschini”, definizione che non le piace affatto. E ha certamente ragione lei.
Per quanto proprio la vittoria di Elly Schlein rappresenti l’ennesima conferma che Dario Franceschini è veramente il politico di maggior fiuto nel centrosinistra, implacabile nello scommettere sempre sul cavallo vincente, questa volta il merito è in particolare di sua moglie. E’ stata proprio lei a convincerlo a rischiare su una candidata invisa alla maggior parte del partito, con tutti i maggiorenti accodati a Stefano Bonaccini.
Vicina alla 37enne Schlein sia per l’età che per la voglia di rivoltare il Pd come un calzino, De Biase ha contagiato con il suo entusiasmo il marito che, dopo plurime esperienze da ministro e anche da segretario Dem, ha accettato di fare una campagna nell’ombra, per non offuscare l’immagine della candidata più rivoluzionaria che il partito potesse mettere in campo. Non solo, Franceschini ha dovuto incassare anche la rumorosa frattura della sua corrente, Area Dem, alla quale Bonaccini ha sottratto diversi nomi di grande peso, dall’immarcescibile Piero Fassino all’europarlamentare Patrizia Toia. Ma ha avuto ragione lui, anzi: loro. In particolare, lei.
Chi è Michela De Biase: non chiamatela “Lady Franceschini”
Di formazione classica, con laurea in Storia e conservazione del patrimonio artistico, Michela De Biase si è appassionata di politica ben prima di conoscere il più volte ministro della cultura Dario Franceschini, di cui è diventata la seconda moglie, nonché madre della loro bimba Irene. Da tempo si batte per la questione femminile. Ha cominciato a farlo nel mondo dell’associazionismo, poi ha fatto tutta la gavetta della politica: dal VII Municipio di Roma al consiglio comunale capitolino, poi l’ingresso in Regione Lazio e, alle ultime elezioni politiche, l’approdo in Parlamento.
“Per forza: è la moglie di Franceschini”, hanno malignato in molti, non solo uomini, commentando la composizione delle liste elettorali. Ma si tratta di un becero pregiudizio, che non tiene conto dell’esperienza sul campo e delle testimonianze di chi, conoscendola da vicino, la descrive come una donna tanto bella, quanto intelligente, determinata e sicura di se’. Certo, suo marito è un uomo potente, di sagace abilità nel passare tra le diverse fasi politiche stando sempre sul lato assolato della strada, ma limitarsi a questo nel giudicarne la moglie significa essere miopi e di mentalità ristretta. Ora che alla prima Premier donna si affianca anche la prima donna alla guida del Pd, chissà che non sia arrivata finalmente l’ora di fare un vero cambiamento culturale, abbandonando i pregiudizi e il mansplaining paternalistico: è ora di riconoscere il vero valore di chi lavora sul campo, uomo o donna che sia.