La presidente della Bce ha parlato delle conseguenze che la guerra avrà sulla crescita dei paesi europei.
Alla conferenza dell’Institut Montaigne di Parigi oggi la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde parla delle conseguenze economiche sui mercati europei a causa della guerra in Ucraina. “Dall’inizio della guerra in Ucraina, la situazione economica è rimasta incerta intorno ad alcuni prodotti e materie prime come l’energia e il grano. Il periodo di crisi in Ucraina avrà probabilmente un impatto sulle imprese e molto probabilmente vedremo lo sviluppo di risparmi precauzionali, come durante i periodi di lockdown”. Lagarde rassicura che al momento non ci sono segni di stagflazione ma bisogna stare attenti. Ribadisce che le linee guida a cui si atterrà l’istituzione sulla politica monetaria sono flessibilità, gradualità e lasciarsi aperte tutte le opzioni.
“L’Unione bancaria e l’Unione dei mercati dei capitali sono degli obiettivi fondamentali per l’Unione europa, la congiuntura attuale è favorevole e va sfruttato questo momento per fare passi avanti” continua Lagarde. La presidente della Bce però ci tiene a precisare che la situazione che sta attraversando l’eurozona è molto delicata. “La politica monetaria oggi si trova ad affrontare una nuova sfida. Crediamo sempre più che la dinamica dell’inflazione nel medio termine non tornerà al modello che vedevamo prima della pandemia. Ma dobbiamo gestire uno shock che, nel breve termine, spinge l’inflazione al di sopra del nostro obiettivo e riduce la crescita”.
Lagarde: “I prezzi dell’energia rimarranno alti a lungo”
La situazione dell’economia europea è già in crisi prima dello scoppio della guerra che ha peggiorato gli esiti. La guerra avrà sicuramente effetti molto negativi sulla crescita dell’economia europea. “I prezzi dell’energia dovrebbero rimanere più alti più a lungo, con i prezzi del gas in aumento del 73% dall’inizio dell’anno e i prezzi del petrolio in aumento del 44% – ha detto Lagarde – È probabile che la pressione sull’inflazione alimentare aumenterà. Russia e Ucraina rappresentano quasi il 30% delle esportazioni mondiali di grano e i prezzi del grano sono aumentati di oltre il 30% dall’inizio dell’anno. La Bielorussia e la Russia producono circa un terzo della potassa mondiale, un ingrediente chiave, insieme al gas naturale, nella produzione di fertilizzanti, che già scarseggiavano”.