Lancia Fulvia Coupé: storia e scheda tecnica della berlinetta anni Sessanta

Derivata dalla berlina che esordì nel 1963, la Lancia Fulvia Coupé riscosse grande successo, anche grazie alle vittorie ottenute nelle competizioni agonistiche.

La Lancia Fulvia Coupé è una coupé sportiva prodotta tra il 1965 ed il 1976. Venne derivata dalla versione berlina della Fulvia lanciata sul mercato nel 1963. Il modello riscosse un ottimo successo, dovuto sia al design caratteristico sia alle vittorie ottenute nelle competizioni agonistiche dalla variante ‘HF’ nella prima metà degli anni Settanta.

Dalla berlina alla coupè

Nel 1963, la Lancia sostituisce la terza serie della Appia con la prima versione della Fulvia: una berlina tre volumi a quattro porte dal profilo squadrato (non dissimile da quello dell’Alfa Romeo Giulia). A dispetto di un design non particolarmente riuscito, la new entry dell’azienda torinese sfoggia una meccanica piuttosto moderna per gli standard dell’epoca; il merito è dell’ingegner Antonio Fessia il quale, dopo tanti anni di militanza FIAT (dove aveva contribuito anche alla produzione della mitica Balilla), era passato alla Lancia portando in dote la trazione anteriore, il motore boxer e l’alimentazione a iniezione.

Nel 1965 fa il suo ingresso nel listino della Lancia la Fulvia Coupé. Viene disegnata da Piero Castagnero, lo stesso autore del design della versione berlina della Fulvia e della Lancia Flavia.

Scheda tecnica Lancia Fulvia Coupé

Design a parte – ispirato al famoso motoscafo Riva – la coupé deve molto alla versione berlina, specie per ciò che concerne la meccanica. La base è lo stesso pianale, benché con un passo accorciato di 150 mm.

Il motore della Lancia Fulvia Coupé, nella versione di base, è un 4 cilindri con architettura a V stretta (13°) e inclinato di 45° per ridurre lo spazio occupato in altezza. La distribuzione è a doppio albero a camme e la cilindrata è di 1.216 cc (la stessa del motore montato sulla versione GT della berlina). L’unità di trazione è in grado di sviluppare 80 CV ad un regime di 6.000 giri al minuto e di raggiungere una velocità di punta di 160 km/h. L’accelerazione da 0 a 100 km/h è di 14 secondi mentre la trasmissione è un cambio a quattro marce a cloche con la famosa ‘leva lunga’.

Nel 1967 il motore viene leggermente modificato: la cilindrata passa a 1.231 cc e l’angolo dei cilindri viene assottigliato di un quarto di grado. Il propulsore da 1.3 litri, che sospinge la versione Rallye 1.3 viene presentato al Salone di Ginevra del ’67; è abbinato ad alcune migliorie tecniche, come ad esempio carburatori e collettori di scarico nuovi ed è in grado di sviluppare 101 CV di potenza. Il processo di potenziamento culmina nel 1968 con la presentazione, al Salone di Torino, della Rallye 1.6 HF – destinata ad una breve ma fulgida carriera sportiva – che offre 115 CV di potenza, il cambio a cinque marce e un’architettura a V ancora più stretta (11°).

Gli aggiornamenti alle motorizzazioni si esauriscono alla fine degli anni Sessanta ma la Fulvia Coupé continua a riscuotere un buon successo sul mercato. Anche per questo, la Lancia ne produce una terza ed ultima serie nel 1973 e una versione ‘Safari’ nel 1974 (un allestimento sportivo piuttosto minimal). Il modello resta il listino fino al 1976, ovvero quattro anni dopo la presentazione della Lancia Beta che di fatti prende il posto della Fulvia nel listino Lancia fino alla prima metà degli anni Ottanta. Le modifiche e gli aggiornamenti sono per lo più legati all’utilizzo di nuovi materiali e il rinnovo di alcuni dettagli estetici, quali la griglia o i rivestimenti interni (fermo restando i caratteristici inserti in vero legno tipici della gamma). La versione HF (non da corsa) si distingueva per la tipica banda gialla e blu che solcava il cofano anteriore e il tetto a contrasto con la tinta della carrozzeria.

Fonte immagine: https://www.flickr.com/photos/helensanders/8880892896

La Lancia Fulvia Coupé nelle competizioni agonistiche

Nel novembre del 1965, nelle mani di Leo Cella, la Lancia Fulvia Coupé si piazza ottava al Tour de Corse nonostante si tratti sostanzialmente di un modello di serie. Il risultato spinge la Lancia a sviluppare una versione da competizione della coupé e nel 1966 arriva la Lancia Fulvia Coupé HF.

Rispetto alla versione stradale di serie, le modifiche sono quasi marginali: gli unici interventi riguardano il motore (che viene potenziato fino a 87 CV) e la carrozzeria, che viene alleggerita in maniera significativa: grazie all’utilizzo di una lega speciale di alluminio e magnesio (Peraluman) per la realizzazione di cofani e portiere e ai vetri posteriori in plexiglas, il peso dell’auto viene ridotto a soli 825 kg, ben 125 kg in meno rispetto alla versione stradale di serie. In tal modo, la prima HF è in grado di toccare i 162 km/h di velocità massima.

A bordo della prima Fulvia Coupé HF, Cella vince il Rally dei Fiori; nel 1967 il modello viene sostituito dalla Lancia Fulvia Rallye 1.3 HF, spinta da un motore da 1.3 litri in grado di sviluppare 101 CV di potenza e di raggiungere i 174 km/h che viene abbinato ad un cambio ZF a cinque rapporti. Nello stesso anno esordisce la Rallye 1.3 S, equipaggiata con il motore da 1.231 cc che eroga 90 CV e supera i 170 km/h abbinato ad una trasmissione a quattro marce.

Arriviamo al 1969, l’anno in cui vede la luce la Lancia Fulvia Coupé Rallye 1.6 HF (detta anche ‘Fanaloni‘ per via della dotazione extra di gruppi ottici abbaglianti allo iodio). Si tratta della versione più celebre e vincente della coupé da corsa, grazie anche ad un motore da 1.6 litri in grado di sprigionare fino a 160 CV (solo nella versione da corsa) senza ricorrere alla sovralimentazione. Viene sviluppata su iniziativa di Cesare Florio, allora responsabile del reparto corse della Lancia.

L’auto partecipa per quattro stagioni (tra il 1970 e il 1974) al Campionato Internazionale Costruttori, la competizione antesignana del Mondiale di Rally. La consacrazione arriva nel 1972, quando la Lancia vince il Campionato grazie alle tre vittorie ottenute dai suoi piloti: Sandro Munari trionfa nella prova d’esordio a Montecarlo, Simo Lampinen vince il Rally del Marocco e infine Amilcare Ballestrieri si aggiudica il Rally di San Remo (con Sergio Barbasio, altro pilota Lancia, piazzatosi secondo). Fu il momento più alto della carriera agonistica della Fulvia, che uscì di scena dopo il 1973 con un bottino di 4 vittorie e 13 podi, per far posto alla leggendaria Lancia Stratos.

Fonte immagine: https://www.flickr.com/photos/auto-clasico-mallorca/6226314847

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