Landini della CGIL annuncia referendum contro l’autonomia differenziata

Landini della CGIL annuncia referendum contro l’autonomia differenziata

Maurizio Landini, leader della CGIL, annuncia un referendum contro l’Autonomia Differenziata. Le ragioni dietro questa iniziativa.

Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, ha recentemente dichiarato l’intenzione di promuovere un referendum per abrogare la legge sull’Autonomia Differenziata. Intervistato da La Stampa, Landini ha espresso preoccupazioni profonde riguardo gli effetti di tale legge, sottolineando come essa possa incrementare le disuguaglianze e i divari socioeconomici, non solo a svantaggio del Mezzogiorno ma per l’intera nazione. Come riportato da open.online

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Landini annuncia il referendum contro l’Autonomia Differenziata

Secondo il sindacalista, l‘Autonomia Differenziata mina i diritti fondamentali, come l’accesso all’istruzione e alla sanità, compresi i programmi di prevenzione degli incidenti sul lavoro. Inoltre, mette in pericolo il contratto nazionale di lavoro e le politiche industriali e infrastrutturali uniformi per tutto il paese. “Con questa legge si rischia di compromettere l’unità del paese e i diritti dei lavoratori,” ha affermato Landini, evidenziando il pericolo di modifiche costituzionali che potrebbero indebolire la democrazia italiana.

Le richieste della CGIL al governo

Landini ha anche affrontato la questione del rapporto tra la CGIL e il governo, denunciando la mancanza di dialogo e trattative su temi cruciali come fisco, sanità, pensioni e sicurezza sul lavoro. “Non accetteremo nuovi tagli a sanità, salari e pensioni,” ha dichiarato. La CGIL richiede il rinnovo dei contratti nel pubblico impiego e un cambio di atteggiamento da parte dell’esecutivo. “Se il governo non cambierà registro, intensificheremo le nostre mobilitazioni,” ha avvertito.

Un tema particolarmente delicato sollevato da Landini riguarda la morte di Satnam Singh, un evento che ha portato alla luce problemi sistemici come il caporalato e il lavoro nero. Secondo Landini, non si tratta di casi isolati ma di un fenomeno diffuso che richiede una revisione urgente della legge Bossi-Fini. “Solo il 20% di chi arriva con il decreto flussi ottiene un permesso di soggiorno e un contratto di lavoro regolare,” ha spiegato, indicando che la maggior parte dei migranti è costretta alla clandestinità e a condizioni di sfruttamento.