Landini contro Meloni: “Il nuovo Reddito di Cittadinanza è un insulto ai poveri”

Landini contro Meloni: “Il nuovo Reddito di Cittadinanza è un insulto ai poveri”

Il Segretario del Cgil ha attaccato la manovra sul lavoro del governo di FdI, criticandola punto per punto.

Il segretario della Cgil Maurizio Landini si è scagliato contro Giorgia Melonipesantemente criticata anche sulla situazione dell’occupazione femminile -ed il suo nuovo decreto sul lavoro. “Il nuovo Reddito di Cittadinanza è un insulto ai poveri”, ha commentato il sindacalista. La nuova manovra del governo di Fratelli d’Italia ha inserito un taglio del cuneo fiscale temporaneo, proposto l’estensione dei contratti a termine e la sostituzione del reddito di cittadinanza con un assegno di inclusione ed un maggiore sostegno per la formazione dei lavoratori.

La presidente del Consiglio ha insistito numerose volte sul fatto che i soldi del RdC mantengono le persone “sul divano” ma, per Landini, il nuovo decreto speculerà sui poveri creandone categorie di serie A e serie B.

Accettare tutte le condizioni

Uno dei punti più discussi della nuova manovra è quello che riguarda l’inserimento lavorativo: per non perdere i 350 euro mensili del Sostegno bisognerà accettare qualsiasi offerta di lavoro. “Introdurre il concetto – commenta Maurizio Landini – che debbo accettare qualsiasi condizione di lavoro, anche a mille chilometri di distanza, a prescindere dal rapporto e dalla proposta che mi fanno, è un modo per aumentare lo sfruttamento. Noi consideriamo questo provvedimento sbagliato, pensiamo che vada incentivato un sistema che riconosca e tuteli la povertà e dall’altro che crei lavoro, ma non precario”.

Taglio del cuneo fiscale

Il taglio del cuneo fiscale, in programma a luglio, è ciò su cui il governo ha insistito di più. Questa mossa dovrebbe infatti aumentare lo stipendio netto dei lavoratori fino a dicembre. Per Landini, però, in Italia “Si è poveri anche lavorando. Basta ricordare che ci sono almeno sei milioni di persone che pur lavorando non arrivano a diecimila euro lordi l’anno. Quello che emerge è che si è poveri perché si è precari e perché si è sfruttati. Affrontare questo tema significa non solo aumentare i salari, ma vuole dire mettere nelle condizioni le persone di avere anche quei diritti che oggi sono negati. In questo senso, quindi, credo che ci sia bisogno di cambiare radicalmente l’impostazione del governo”.