Papa Francesco chiede ai fedeli e ai sacerdoti di essere “aperti verso gli altri” con parole, gesti e attività quotidiane.
Oggi Papa Francesco concluderà il suo viaggio durato tre giorni in Ungheria. Durante la messa in Piazza Kossuth Lajos, a Budapest, ha rivolto il suo pensiero ai migranti che ogni giorno cercano aiuto, ma che puntualmente incontrano l’egoismo dell’essere umano che chiude loro le porte in faccia.
A seguito di una delle tante tragedie avvenute in acque italiane, come la morte della bimba di 4 anni, Papa Francesco lancia un appello verso i migranti nella Piazza Kossuth Lajos (a Budapest), che ospita l’edificio neogotico del Parlamento e altri monumenti e memoriali.
“L’indifferenza nei confronti di chi soffre”
“Vediamo le porte chiuse del nostro egoismo verso chi ci cammina accanto ogni giorno; quelle del nostro individualismo in una società che rischia di atrofizzarsi nella solitudine, le porte chiuse della nostra indifferenza nei confronti di chi è nella sofferenza e nella povertà e quelle verso chi è straniero, diverso, migrante o più povero e bisognoso di aiuto”, dichiara il Pontefice.
E’ così che Bergoglio ha sottolineato che sono da definire come “porte chiuse” anche quelle delle comunità ecclesiali. “Siamo chiusi tra di noi e verso il mondo”, ha rimarcato durante la messa nella piazza centrale di Budapest, chiedendo ai fedeli e ai sacerdoti di essere “aperti verso gli altri” con parole, gesti e attività quotidiane.
“Ripeto questo soprattutto a me stesso, ai fratelli vescovi e sacerdoti: a noi pastori. Perché il pastore, dice Gesù, non è un brigante o un ladro; non approfitta, cioè, del suo ruolo, non opprime il gregge che gli è affidato, non ‘ruba’ lo spazio ai fratelli laici, non esercita un’autorità rigida”, ha detto ancora Francesco.
Tra le 50.000 persone presenti alla messa del pontefice, ci sono state anche la presidente della Repubblica d’Ungheria, Katalin Novak, e il primo ministro Viktor Orban.
