L’autista di Messina Denaro: non sapeva chi fosse

L’autista di Messina Denaro: non sapeva chi fosse

Questa mattina alle 9.30 si sarebbe dovuta tenere l’udienza del processo, ma Messina Denaro ha deciso di non partecipare.

Questa mattina il boss Matteo Messina Denaro, avrebbe dovuto partecipare in videocollegamento, dal carcere di L’Aquila dove è recluso al 41 bis, all’udienza del processo d’appello sui mandanti delle stragi del 1992 in corso a Caltanissetta. “Nessuno di noi può sapere cosa passi per la mente di Matteo Messina Denaro”. Se volesse assumere un atteggiamento collaborativo certamente sarebbe in grado di squarciare veli sulla stagione stragista”, dice il Procuratore.

Cella carcere

Mentre questa mattina si sarebbe dovuta tenere l’udienza di convalida di Matteo Messina Denaro a Caltanissetta, durante l’interrogatorio di garanzia Giovanni Luppino, l’autista del boss arrestato insieme a lui favoreggiamento aggravato, ha assicurato di non essere a conoscenza della sua vera identità prima del blitz di Palermo.

Luppino si difende

“Non lo sapevo che fosse Matteo Messina Denaro”, ha riferito Luppino ai magistrati, accompagnato dall’avvocato Giuseppe Ferro. Quando l’autista ha accompagnato in auto il capomafia di Castelvetrano, era convinto che si trattasse di un parente di Andrea Bonafede. Così gli era stato riferito, con la richiesta di accompagnarlo alla clinica Maddalena per la chemioterapia.

L’uomo, commerciante di olive di 59 anni, avrebbe conosciuto il boss sotto il nome di Francesco. Luppino ha dichiarato: “Solo un pazzo avrebbe potuto accompagnarlo sapendo che si trattava del boss”, precisando che quel lunedì era la prima volta che accompagnava il latitante a Palermo. L’arresto è stato convalidato, ma è ancora da decidere la richiesta di custodia cautelare in carcere.

Le indagini

E’ stata sequestrata la casa della madre di Andrea Bonafede, dove egli viveva, a Campobello di Mazara, in provincia di Trapani. L’abitazione sarebbe di proprietà della donna, mentre al figlio appartiene l’immobile di vicolo San Vito. Ieri è stato sequestrato anche un terzo immobile, in via Maggiore Toselli, dove i Carabinieri hanno trovato una stanza blindata nascosta dietro a un armadio.