L’accusa della sinistra Europea: le mire dell’industria della difesa nelle politiche UE sulle materie prime e sulle miniere.
Mike Wallace, eurodeputato irlandese della Sinistra europea, ha lanciato un’accusa grave nel corso di un dibattito al Parlamento europeo: l’Unione europea starebbe sfruttando l’urgenza della transizione climatica per favorire l’estrazione di materiali fondamentali nella produzione di armamenti dalle miniere. Questa strategia, secondo Wallace, allontanerebbe l’UE dai suoi obiettivi originari di economia circolare e riduzione significativa dei consumi, punti chiave per un’efficace transizione energetica.
Il piano europeo si propone di aumentare la competitività e l’indipendenza nella ricerca e sviluppo di materiali alternativi, come il cobalto e il litio. Tuttavia, Wallace sostiene che ciò nasconda in realtà un “assegno in bianco” per le industrie minerarie, le quali finirebbero per beneficiare anche l’industria degli armamenti e quella aerospaziale.
Open Bar per le miniere: alluminio e titanio nel mirino
Le accuse non sono isolate. Già a novembre, due enti di controllo sull’operato delle lobby, l’Observatoire des Multinationales di Parigi e il Corporate Europe Observatory di Bruxelles, hanno evidenziato le incongruenze del Critical Raw Materials Act, trasformato in un “open bar” per l’industria. Secondo questi enti, la normativa avrebbe permesso all’industria di ricevere sostegno pubblico e deregolamentazioni ambientali per l’estrazione di metalli.
L’influenza dell’industria aerospaziale e della difesa
Le ricerche hanno mostrato come l’industria aerospaziale e della difesa abbiano esercitato pressioni per aprire nuove miniere e accedere ai materiali necessari per la costruzione di armamenti. Bram Vranken, ricercatore del Corporate Europe Observatory, ha sottolineato che l’industria degli armamenti ha utilizzato l’emergenza climatica per ottenere il sostegno pubblico e la deregolamentazione ambientale a lungo desiderati. Tra le aziende coinvolte nel rapporto figurano nomi come Leonardo, Thales, Safran, Indra, Elettronica e la francese Airbus.
Nel corso degli anni, la struttura della legge europea sulle materie prime critiche è mutata. Originariamente definita sulla base dell’importanza economica e del rischio di fornitura, nel 2023 è stata introdotta la categoria di “materie prime strategiche”, che include esplicitamente usi nell’industria della difesa. L’alluminio e il titanio, precedentemente non considerati in tale contesto, ora rivestono un ruolo chiave. Sebbene il loro uso nella transizione climatica sia limitato, sono essenziali nella produzione di armamenti leggeri e equipaggiamenti protettivi.
In conclusione, le modifiche legislative e l’influenza dell’industria della difesa e aerospaziale sollevano interrogativi sull’effettiva direzione delle politiche UE in materia di materie prime, con particolare riguardo all’alluminio e al titanio.