Approvata il 13 maggio 1978, prende il nome dello psichiatra Franco Basaglia che rivoluzionò la realtà dei manicomi.
Con Franco Basaglia negli anni Settanta iniziò una grande lotta per la riabilitazione dei malati mentali, ponendo l’attenzione più sul malato che sulla malattia. Con lui iniziò un percorso che spinse la chiusura dei manicomi: una chiusura sancita dalla legge 180, che oggi compie 45 anni.
Ancora oggi si trovano scritte emblematiche, a caratteri cubitali, che ricordano la lunga lotta di Basaglia. Mentre all’interno dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni, a Trieste, si legge la scritta rossa “La libertà è rivoluzionaria”, un altro edificio giallo poco distate presenta la scritta: “La libertà è terapeutica”.
L’inizio della carriera di Franco Basaglia
Nato a Venezia l’11 marzo 1924, Franco Basaglia ha espresso i suoi pensieri rivoluzionari fin dalla giovane età. Iscrittosi alla facoltà di medicina e chirurgia dell’università di Padova, nel dicembre del 1944 viene arrestato per attività antifascista e rimase in carcere fino alla fine della guerra.
Fu proprio questa esperienza ad accentuare la sua repulsione per la reclusione e le ingiustizie tanto che, dopo aver vinto il concorso per l’ospedale psichiatrico di Gorizia, vi si trasferì immediatamente con tutta la famiglia.
Il primo atto di ribellione
Nel primo periodo della sua direzione, l’ispettore capo Michele Pecorari gli porta il registro delle contenzioni (ovvero legare al letto per mezzo di cinghie di cuoio i degenti particolarmente agitati), che il direttore avrebbe dovuto firmare.
Ma Basaglia prende la penna e, dopo qualche secondo di riflessione, dichiara: “E mi no firmo”. Questo atto di ribellione formale segna la strada che il nuovo direttore intendeva praticare: quella di slegare i “matti”.
Chiamato alla direzione dell’ospedale psichiatrico di San Giovanni, il medico decide di rivoluzionare le regole che prevedevano metodi violenti contro i malati, abolendo le contenzioni fisiche e inaugurando un nuovo rapporto col paziente basato sull’ascolto e sul sostegno morale.
L’approvazione della Legge Basaglia
In poco tempo, la metodologia di Franco Basaglia inizia ad estendersi in tutta Italia. Nel 1973 nasce Psichiatria Democratica, un movimento anti-istituzionale di confronto fra le diverse realtà di cura alternativa, a cui si avvicinano politici, sindacalisti, studenti e gente comune.
Con una partecipazione attiva al mondo esterno, si spingeva a normalizzare l’esistenza dei malati psichiatrici, organizzando feste e iniziative culturali all’aperto. Fu proprio un corteo con 600 persone verso piazza Unità, a San Giovanni, ad affermare simbolicamente e con forza la propria esistenza.
Il 13 maggio 1978 è stata approvata la Legge 180, scritta e promossa dal deputato Dc e psichiatra Bruno Orsini e meglio nota come legge Basaglia, con cui i malati hanno acquisito una nuova dignità. Tuttavia alcuni cittadini sono stati ostili alla riforma, chiedendone l’abolizione.
Sottoposto a diversi processi per omicidio ogni volta che un ex internato si macchiava di tale crimine, Franco Basaglia veniva sempre assolto. Muore a Roma per un tumore cerebrale il 29 agosto del 1980. Il suo braccio destro, Franco Rotelli, ha proseguito il suo lavoro diventando il direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Trieste.