È morto a 82 anni Leo Beenhakker, storico allenatore del Real Madrid, Ajax e Polonia. Il tecnico olandese fu un pioniere del calcio moderno.
Nel panorama calcistico europeo, alcuni nomi emergono non solo per i trofei conquistati, ma per l’impronta lasciata nel tempo. Leo Beenhakker, olandese di Rotterdam, è stato uno di quei protagonisti discreti ma fondamentali. Dopo un infortunio che lo costrinse a smettere di giocare a soli 19 anni, riuscì a ottenere in tempo record la Licenza A, diventando l’allenatore più giovane del suo Paese.

Un protagonista silenzioso ma determinante nella storia del calcio
Quello fu solo l’inizio di una carriera lunga 45 anni, passata tra panchine prestigiose e squadre nazionali. Il suo stile, fortemente influenzato dal “total voetbal”, si è evoluto in un modello personale fatto di pragmatismo e verticalità: il cosiddetto “futbol directo”, molto prima che diventasse una moda.
La consacrazione con il Real Madrid e la leggenda della “Quinta del Buitre”
Sebbene Beenhakker abbia lasciato il segno in diverse nazioni — Olanda, Messico, Arabia Saudita, Polonia e persino Trinidad e Tobago — è in Spagna, al Real Madrid, che ha toccato il picco della sua fama. Scelto dal presidente Mendoza nel 1986 per guidare una squadra in trasformazione, Beenhakker vinse tre Ligas consecutive, impresa che pochi tecnici possono vantare. Fu soprattutto l’uomo dietro la crescita della “Quinta del Buitre”, una generazione d’oro di calciatori che cambiò il volto del club merengue.
Tuttavia, la Coppa dei Campioni rimase il suo grande rimpianto: tre semifinali, nessuna finale. Tra queste, la più dolorosa fu il 5-0 contro il Milan di Sacchi a San Siro, che segnò la fine del suo ciclo madridista.
Leo Beenhakker è morto il 10 aprile all’età di 82 anni, dopo una lunga malattia. Con lui se ne va un pezzo importante del calcio europeo, un allenatore che ha saputo unire idee, innovazione e carisma senza mai cercare la ribalta.