L’esperta di immagine di Berlusconi: “Ecco i segreti del Cavaliere”

L’esperta di immagine di Berlusconi: “Ecco i segreti del Cavaliere”

Matilde Simonetto ha rivelato le strategie messe in atto per posizionare Silvio Berlusconi sulle prime pagine dei giornali.

La morte di Silvio Berlusconi ha riportato pesantemente il suo nome sulle prime pagine di tutti i giornali nazionali. Tanta, infatti, la curiosità verso la figura del Cavaliere ed i suoi retroscena. Ad alimentare il flusso della particolarità che hanno riguardato la vita del creatore di Mediaset ci ha pensato Matilde Simonetto, l’esperta d’immagine che ha affiancato Berlusconi nella sua carriera in politica. La donna ha rivelato sul settimanale Oggi di aver collaborato con il Cavaliere per quasi 20 anni. “Ogni aggettivo riferito al Dottore – ha commentato Simonetto – anche se declinato al superlativo, mi sembra sminuente“. L’esperta si è occupata di tutto: del look, della scrivania, delle luci e delle foto di famiglia sullo sfondo.

Il primo colloquio

Ti guardava fisso per capire se avevi le bollicine – racconta Simonetto del primo colloquio con Berlusconi -. Ti scandagliava l’aurea e l’anima, capiva subito se valevi o se eri un creti*o. Anche se io gli ho visto tirare fuori del sale anche da dei creti*i monumentali. Comunque, l’esame durò dieci minuti. Mi chiese due o tre cose e poi mi disse: ‘Le va bene se cominciamo domani?’. Avevo un buon curriculum, sapevo tre lingue ed ero in Fininvest dal 1982, ma fuori c’erano tante altre candidate“.

Gli spot leggendari

Ero un’apripista – commenta Simonetto su un lavoro che prima di lei non esistevafacevo tutto da sola: non c’erano assistenti e segretarie come adesso. Cominciai dai vestiti e fu una tragedia. Scelsi un negozio milanese, presi un sacco di roba, ma tornarono tutti indietro“. Poi fu la volta di quegli iconici spot che recitavano “L’Italia è il Paese che amo“. Le pubblicità veniva girate “alle 6 del mattino perché poi Berlusconi non avrebbe avuto tempo. Faceva un freddo terribile: il Dottore stava ristrutturando la villa di Macherio, lo studio era stato ‘sventrato’. Da una parte c’eravamo noi con le sciarpe e i cappellini di lana. Dall’altra lui, splendido in doppiopetto, seduto alla sua scrivania, sorridente, con una luce stupenda, caldissima“.