La scissione del M5S potrà costare cara al Pd e alla coalizione di centrosinistra.
Letta si mantiene cauto e non si schiera né dalla parte del leader del Movimento Giuseppe Conte né dalla parte del ministro Di Maio. Il segretario del Pd commenta positivamente la vittoria di Draghi in Senato prima del Consiglio europeo, e per il momento è ciò che importa. Aspetta l’evoluzione della cosa e per il momento non fa progetti. O almeno è quello che dichiara, perché forse un piano B, Letta ce l’ha conservato da un bel po’.
La notizia della scissione non arriva come un fulmine a ciel sereno per il segretario dei dem che sottolinea di aver conservato una buona interlocuzione con entrambi. Letta è inoltre consapevole che tutto ciò può avvantaggiare la sua amica-nemica Giorgia Meloni. “Spero solo che tutto questo non avvantaggi il centrodestra perché già è avvantaggiato. Noi dobbiamo rimontare e spero ognuno giochi la partita in modo da essere efficace” ha dichiarato. Perché la credibilità di questa alleanza sembra ridotta ai minimi termini.
Letta non tifa nel derby Conte-Di Maio
Le posizioni anti-governiste che spingono Conte e i contiani ad abbandonare il governo non sono di certo d’aiuto per la sopravvivenza della coalizione. Ora che l’ala governista e moderata ha abbandonato i 5 stelle, le posizioni del Pd divergono molto da quelle dei 5 stelle di Conte e non solo per quanto riguarda la guerra in Ucraina. Se i grillini dovessero realmente decidere di uscire dal governo – prima o poi la minaccia si dovrà pur concretizzare – questo significherebbe rompere l’alleanza con il Pd.
Letta non vuole “partecipare al derby Conte-Di Maio” e vuole stare fuori da queste dinamiche dice a chi, tra i riformisti, coglie l’occasione per ribadire di mollare una volta per tutte i grillini. Ora deve raccogliere le idee Letta. “Noi, del Pd, abbiamo una grande responsabilità: mettere in campo un’idea di Italia per i prossimi cinque anni. Dobbiamo poi condividerla con gli alleati” rifiutando così l’idea di partire dalle alleanze.
Ma la posizione del segretario dem nei confront di Conte e dei 5 stelle si è molto ridimensionata rispetto all’imprescindibilità dell’alleanza propugnata da Zingaretti all’epoca. Coincidenza vuole che ieri proprio Letta ha chiamato Calenda.