La scoperta del materiale che riveste questi libri antichi ha portato a stilare delle buone pratiche per evitare rischi sulla salute.
Sono manoscritti antichi, risalenti al XIX secolo, che oggi si trovano ancora nelle vecchie librerie o nei mercatini dell’usato. A vederli, diventano quasi ipnotici con il loro colore verde smeraldo che sa di magico. Ma i libri all’arsenico nascondono un pericoloso segreto dietro quella ammaliante bellezza.
I libri velenosi
Questi esemplari sono rilegati con una stoffa verde smeraldo, assolutamente ipnotica nella tonalità ma dal materiale alquanto rischioso. Il pigmento con cui venivano realizzate queste copertine, infatti, contiene arsenico, un elemento tossico per gli esseri umani.
Proprio per questo motivo questi vengono definiti come “libri velenosi”. Ma quali sono i rischi per la salute umana? Anche se la pericolosità di questo materiale è minima, potrebbe comunque provocare alcuni effetti collaterali su chi li maneggia.
Inalare delle particelle di arsenico potrebbe causare stordimento e letargia, oltre a problemi di diarrea e dolori addominali. Attraverso il contatto con la pelle, invece, l’arsenico può provocare irritazioni e lesioni.
I rischi più gravi si corrono solo nei casi di avvelenamento di questa sostanza, portando a: insufficienza cardiaca, disfunzione neurologica, patologie polmonari, danni permanenti agli organi e, in casi estremi, anche il decesso.
Il Poison Book Project, per saperne di più
Per rispondere a tutti i quesiti sui libri velenosi è nato il Poison Book Project, un programma che punta a rintracciare e catalogare i volumi più tossici esistenti al mondo. Dal 2019 ad oggi, sono stati rintracciati 88 libri velenosi, 70 di questi erano rivestiti dalla stoffa verde all’arsenico, sostanza presente anche in alcune decorazioni ed etichette.
Tutto è iniziato quando la ricercatrice Melissa Tedone si è trovata a dover trattare la rilegatura di un libro di epoca vittoriana, Rustic Adornments for Homes of Taste del 1857, un volume con una copertina verde brillante.
“Mentre lavoravo al microscopio per rimuovere un eccesso di cera, rimasi sorpresa nel notare che il verde si staccava facilmente, anche con un tocco delicato dei miei strumenti. Allora ho pensato che quella tonalità così brillante potesse provenire da un pigmento e non da un comune colorante”, racconta Tedone.
Sottoponendo la copertina del libro a una spettroscopia ai raggi X, un’analisi che ha rivelato la presenza di rame e arsenico, con quest’ultimo in una concentrazione media di 1,42 milligrammi per centimetro quadrato, l’1,4% di una dose letale per un adulto. E’ stata questa scoperta a dare vita al Poison Book Project, fino a scoprire molti altri esemplari in circolazione.
Come maneggiare i libri velenosi?
Secondo Michael Gladle, responsabile della salute e sicurezza ambientale presso l’Università del Delaware, chi ha necessità di maneggiare questi volumi per attività di ricerca dovrebbe “indossare i guanti e sfogliare i libri in un luogo appositamente designato“.
Dopo ogni sessione di lavoro inoltre, le mani dovranno essere pulite accuratamente, e i volumi velenosi dovranno essere raccolti, sigillati e conservati in un unico luogo.
E’ in fase di elaborazione anche un protocollo di manipolazione sicura, ovvero una procedura di formazione per il personale delle biblioteche, i ricercatori e i consulenti di igiene industriale, che potranno così avere le nozioni necessarie per maneggiare i libri velenosi senza correre rischi.