Liliana Resinovich, l’errore nell’autopsia: cosa è stato ritrovato

Liliana Resinovich, l’errore nell’autopsia: cosa è stato ritrovato

Potrebbe esserci una svolta nel caso della povera Liliana Resinovich, morta ormai da oltre due anni. Un errore nell’autopsia cambia tutto.

Il caso di Liliana Resinovich continua ad essere uno dei fatti di cronaca maggiormente discussi, sui giornali e in televisione. La morte della donna, scomparsa a Trieste nel dicembre 2021 e trovata senza vita il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell’ex Ospedale psichiatrico di San Giovanni, cerca ancora una spiegazione. Questa potrebbe arrivare dai recenti esami sul suo corpo dove sarebbe stato messo in evidenza un errore nell’autopsia che avrebbe, di fatto, portato a galla una particolare molecola: la mesalazina.

Liliana Resinovich: il corpo e l’autopsia

Sulla vicenda della compianta Liliana si è parlato parecchio nell’ultimo periodo. Le figure del marito, Sebastiano Visintin, e dell’amico speciale, Claudio Sterpin, sono tra quelle maggiormente chiacchierate e sulle quali sono state eseguite svariate ricostruzioni e ipotesi.

Eppure, la vera svolta potrebbe arrivare proprio dal corpo della defunta. Infatti, alcune premesse portate a galla anche dall’avvocato della cugina della vittima, Antonio Cozza, legale di Silvia Radin, hanno sottolineato come la verità su questo misterioso decesso possa “trovarsi” proprio sul corpo di Lilly. In questa ottica, come riportato da Fanpage, l’autopsia pare abbia portato a galla un errore importante che potrebbe dare delle spiegazioni sull’accaduto.

L’errore: la molecola ritrovata

Come riportato da Fanpage, negli esami tossicologici sulla Resinovich sarebbe stato messo in evidenza un errore. Infatti, dai referti si parla del ritrovamento di una molecola che riporterebbe alla “aspirina”. In realtà non lo sarebbe. A quanto scrivono i medici, sono state infatti rilevate tracce di 5-amino-acido salicilico e di 8-idrossi-chinolina. Il primo composto nelle urine, il secondo nel sangue.

Stando all’autopsia ecco l’errore: il primo composto indica l’assunzione pregressa di un’aspirina o di una comune tachipirina. In questo senso – spiega sempre Fanpage – è stato cioè scambiato un gruppo amminico con un gruppo acetilico.

Il primo composto, infatti, non si trova nell’aspirina, ma nella mesalazina, ovvero in un farmaco che viene venduto solo con prescrizione medica e più frequentemente usato per curare il morbo di Crohn o le infiammazioni intestinali.

In questo senso, Liliana, che non soffriva del morbo di Crohn, dev’essere entrata in contatto con la mesalazina nei luoghi in cui ha abitato o, forse, in una casa di una persona che soffre di patologie intestinali o comunque dove venivano usati dei fitofarmaci a base di 8- idrossi-chinolina.

Questo errore, un dettaglio non di poco conto, potrebbe portare a nuove piste da seguire per far luce, finalmente, sul caso della povera donna.

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