A Quarto Grado Claudio Sterpin parla del caso Liliana Resinovich: nuovi dettagli sul controllo del marito Sebastiano e sulle indagini.
Il caso di Liliana Resinovich continua a scuotere l’opinione pubblica. A Quarto Grado, Claudio Sterpin, definito “l’amico speciale” della vittima, ha condiviso nuove dichiarazioni che gettano luce su un quadro relazionale e investigativo sempre più complesso.
Sterpin apre con parole cariche di disillusione e amarezza: “Si stanno allungando le indagini, con ogni probabilità io difficilmente vedrò la fine di questa storia, di questa maledetta invenzione. Prima doveva essere un suicidio adesso deve essere un omicidio, ma non si sa bene perché solo adesso. Io l’ho detto subito che lei non si sarebbe potuto suicidare, le modalità per un suicidio dove sono? Non esiste proprio.”

Il ruolo di Sebastiano e il controllo su Liliana
Claudio torna poi a parlare del marito di Liliana, Sebastiano Visintin, sollevando dubbi sul suo comportamento: “Lei mi ha detto più di una volta di cancellare i messaggi perché si sentiva controllata, soprattutto negli ultimi mesi.” E ancora: “Sebastiano lo abbiamo incrociato una volta nel momento in cui io la portavo da casa mia per portarla dalle amiche ma testimonianze da parte del fratello, cugina e amica, dicono che lui la controllava tanto… come se sapesse dove fosse.”
Sterpin sottolinea che anche Sebastiano potrebbe aver avuto delle relazioni extraconiugali: “Non è escluso anche per bocca di lei che lui incontrava altre. Anche lui aveva un sacco di amichette con le quali si trovava, dopo di che erano simpatie per bere un caffè, punto e basta.”
Le lacune investigative e il mistero del farmacista
L’ex maratoneta non risparmia critiche alla gestione delle indagini: “Non hanno misurato la temperatura del corpo quindi non si sa quando può essere morta, poi hanno ravanato nel corpo di Liliana Resinovich senza guanti e con i capelli liberi, sono state fatte cose che dire incongrue sarebbe poco.”
Riguardo al presunto “farmacista”, Sterpin ridimensiona l’importanza della vicenda: “Tra loro c’era stata una storiella risalente a 40 anni fa… quanto può essere importante un episodio successo 40 anni fa?” E aggiunge: “Non può andare a fare un omicidio una persona dopo 40 anni.”
Conclude con amarezza parlando dei famosi hard disk: “Su 40.000 foto su quegli hard disk non c’è lo straccio di un altro uomo vicino a Lily… o ci sono io, Sebastiano o nessuno.” Il tutto come riportato da ilsussidiario.net
Il giallo di Liliana Resinovich resta aperto, con nuove ombre e verità ancora da accertare.