Il giallo Liliana Resinovich continua: il nuovo dubbio dopo l’esame sul corpo con l’ipotesi vertebra rotta. La cugina Silvia Radin non ci sta.
Si continua ad indagare per comprendere cosa sia davvero accaduto a Liliana Resinovich, la donna di Trieste scomparsa il 14 dicembre 2021 e trovata morta venti giorni dopo. Dopo le rivelazioni e le analisi dello zoologo sul cadavere, ecco che in tv, a Ore 14 su Rai 2, la cugina della vittima, Silvia Radin, è uscita allo scoperto sull’ipotesi di una vertebra rotta di Lilly che non sarebbe stata presa in considerazione nei primissimi esami effettuati.
Liliana Resinovich, l’ipotesi vertebra rotta: parla la cugina
“Sulle lesioni non prese in considerazione sul corpo di Liliana, in particolare una vertebra rotta, noi non abbiamo ancora niente di ufficiale da parte della dottoressa Cristina Cattaneo”, ha detto a Ore 14 su Rai 2 Silvia Radin, cugina della Resinovich.
La donna ha commentato quella che sarebbe una clamorosa nuova pista che potrebbe portare a sviluppi ancora non presi in considerazione: “Se la notizia fosse vera, prima di tutto ci addolora ancora di più perché vuol dire che Liliana ha sofferto tantissimo prima di morire. E poi ci ha fatto arrabbiare, perché questo doveva venire fuori già con la prima tac, non dopo tutti questi mesi e anni attraverso gli esami della dottoressa Cattaneo che io ammiro, perché sono convinta che lei ha guardato proprio osso per osso quindi insieme agli altri nostri consulenti si arriverà finalmente alla verità”.
La data della morte: la pista 14 dicembre
Dubbi anche sulla datazione precisa della morte di Liliana. In questo senso, le ultime analisi avrebbero ipotizzato il 14 dicembre come giorno del decesso: “Il fatto che è morta il 14 dicembre noi l’abbiamo sempre pensato”, ha dichiarato la Radin.” Perché ventuno giorni nel bosco non avrebbe potuto rimanere ed essere trovata intatta, non aggredita da nessun tipo di animale e con i vestiti puliti. Ci abbiamo messo tanto, ma ci siamo arrivati. I nostri consulenti ci stanno arrivando e probabilmente arriveranno anche ad altre notizie”.
La cugina della povera Liliana ha poi aggiunto: “La cosa che ci fa arrabbiare di più è che non siamo stati ascoltati all’inizio, siamo stati insultati quando noi conoscendo Liliana sapevamo che questo suicidio non poteva essere fatto da lei, ma che è stato confezionato“.