L’inchiesta nasce da un sequestro patrimoniale del 2016 per una presunta evasione fiscale, in seguito al quale secondo la magistratura sarebbe stata messa in atto dall’imprenditore una sottrazione di denaro sottoposto a sequestro dall’autorità giudiziaria.
E’ arrivato il rinvio a giudizio per Mirko Tocchio, l’imprenditore romano era stato colpito nel 2016 da un sequestro legato al patrimonio familiare per una presunta evasione fiscale, composto da circa 5 milioni di euro in liquidità e beni mobili, tra cui uno yacht di 28 metri, e un fondo fiduciario costituito nel Regno Unito contenente diversi immobili di cui era il beneficiario.
In seguito al sequestro preventivo, secondo la magistratura, Mirko Tocchio avrebbe effettuato una serie di bonifici fittizi volti a distrarre parte del patrimonio, sottraendolo di fatto all’attività giudiziaria, pur essendo già a conoscenza del sequestro che era in corso in quelle ore. L’imprenditore nella linea difensiva sostenuta dai suoi legali rivendica la sua totale estraneità verso il reato che gli viene contestato, affermando che ‘’questo rinvio a giudizio è l’ennesimo scempio della magistratura italiana, un accanimento ingiustificato che da anni persevera nei miei confronti e della mia famiglia. La mattina che è avvenuto il sequestro, come tutte le mattine, le banche con cui intrattenevo rapporti hanno eseguito le normali operazioni relative ai pagamenti che erano in scadenza, come carte di credito, stipendi, affitti e rapporti finanziari contrattualizzati precedentemente con soggetti terzi”.
Non c’è stata nessuna operazione fittizia, erano disposizioni già programmate e se i pagamenti non fossero stati effettuati si sarebbero generate delle insolvenze.
Concludendo afferma anche che “se c’era un sequestro in essere i conti correnti sarebbero dovuti essere bloccati, le banche hanno trasferito i fondi operando in totale trasparenza senza riscontrare impedimenti, non c’è stata nessuna sottrazione fraudolenta”.
L’imprenditore che opera nel mondo della finanza internazionale e ha spostato da tempo la sua residenza in Costa Azzurra andrà quindi a processo presso il tribunale di Roma, se le accuse dovessero essere confermate rischia una condanna da sei mesi a tre anni.