What Goes Up Must Come Down: l’incertezza che sconvolge i mercati globali

What Goes Up Must Come Down: l’incertezza che sconvolge i mercati globali

La volatilità dei mercati riflette tensioni geopolitiche e incertezze politiche globali, non un’imminente recessione.

Il crollo dei mercati finanziari asiatici, europei e americani degli ultimi giorni ha scatenato molta paura. Tuttavia, questa paura sembra essere in gran parte alimentata dai guadagni straordinari accumulati quest’anno, che è stato storico per le borse, soprattutto per il settore tecnologico, grazie alla spinta dell’intelligenza artificiale.

Poi sono arrivate le complicazioni legate alle elezioni americane, con tutte le incertezze su chi governerà la superpotenza militare ed economica mondiale nei prossimi anni. La questione si estende anche alla geopolitica: Iran e Israele, le tensioni in Medio Oriente, l’Ucraina e la massa di problemi che stanno minando non solo i legami internazionali e la coesione, ma soprattutto la possibilità di una ripresa economica globale sostenuta.

Oggi si parla solo di sanzioni, ritorsioni e guerre, e non più di commercio internazionale, regole giuste ed equilibri tra Paesi nei rapporti internazionali. Ciò che serve immediatamente è un freno, soprattutto riguardo le aspettative. In questo momento, le borse non sono l’indicatore della crisi, ma piuttosto delle incertezze globali che pesano non solo sui risparmiatori, ma su tutti i cittadini.

Per il resto, meglio aspettare ed essere prudenti, almeno fino alle elezioni americane. Non c’è un rischio immediato di recessione, contrariamente a quanto molti sostengono. Ricordiamo che nel primo trimestre di quest’anno, l’economia americana è cresciuta del 2,8%, un tasso considerevole se confrontato con lo 0,3% dell’Europa, una distanza abissale che riflette ancora la forza e la dinamicità dell’economia americana, che l’Europa fatica a raggiungere.

È prudente rimanere cauti e attendere, almeno fino al termine delle elezioni americane

I mercati riflettono questa realtà: non c’è paura di recessione, ma c’è paura di una completa mancanza di gestione delle complessità che oggi avvolgono i mercati e l’intera società.