Salari italiani tra i più bassi d’Europa

Salari italiani tra i più bassi d’Europa

Italia agli ultimi posti in Europa, in tema salari. Le paghe nazionali sono in stallo. Diminuzione negli ultimi 30 anni.

Stando agli ultimi aggiornamenti in seno al report semestrale dell’Osservatorio JobPricing, gli stipendi del Bel Paese sarebbero all’11esima posizione su 17, nell’ambito dell’Eurozona, ricoprendo poi il 25esimo posto sui 36 Paesi Ocse.

Parliamo di una retribuzione media, rispetto al potere d’acquisto tra i restanti Paesi di tutto il mondo, che in Italia si aggira intorno ai 35mila euro annui. A far da sfondo a questo quadro nazionale drammatico, la media Ocse, ben superiore ai 46mila euro di retribuzione annua. Le autorità europee avrebbe chiesto all’Italia un intervento mirato, al riguardo.

Rispetto al salario effettivo lordo annuo, la media nazionale 2021, sarebbe di 29.301 euro. Il reparto dirigenziale, si aggirerebbe intorno ai 101.649 euro, rispetto ai quadri di 54.519 euro, gli impiegati si riversano sui 30.836 mentre gli operai si aggirano sui 24.787 euro.

Stando ai servizi finanziari, questa appare come l’area maggiormente pagata, godendo anche del più redditizio tasso di crescita tra il 2015 e il 2021.

I salari regionali

La regione con i salari più alti, sembrerebbe essere la Lombardia (Ral 31.553 euro), a cui fa eco il Trentino-Alto Adige (31.001 euro) e la Liguria (30,223 euro). Il Sud, come sempre agli ultimi posti: Calabria (25,438 euro) e Basilicata (24,956 euro).

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Versano in una situazione peggiore rispetto a quella italiana, solo alcune nazioni come il Portogallo, la Grecia, la Polonia e l’Ungheria. Sul territorio europeo, l’Italia risulta inoltre l’unico Paese in cui i salari sono precipitati tra il 1990 e il 2020, del ben 2,9%.

Il tutto, condito da un’inflazione galoppante. Gli italiani hanno perso drasticamente una grande capacità di potere d’acquisto. Ma il fenomeno non si configura certo come di recente apparizione. Tra il 2015 e il 2021, i prezzi sarebbero aumenti del 4,7%, a causa di paradigmi del tutto svincolati dalla questione pandemica da Covid 19.