Gli esami hanno riscontrato che il presidente di Visibilia non soffriva di gravi patologie, come riportavano invece alcune voci.
Il suicidio di Luca Ruffino è avvolto nel mistero. Il presidente di Visibilia Editore, azienda che in precedenza era in mano a Daniela Santanché, si è sparato in testa sabato 5 agosto lasciando alcuni bigliettini di scuse alla famiglia.
I motivi dietro al suicidio del dirigente, secondo alcune voci circolate nei giorni successivi alla tragedia, sarebbero stati legati ad una grave malattia di cui soffriva e che lo aveva debilitato al punto di portarlo a farla finita. L’autopsia sul suo corpo, però, ha affermato tutto il contrario.
Il dirigente non era malato
Gli esami dei medici legali di Milano hanno confermato che Luca Ruffino non era malato. Anni fa il dirigente aveva avuto un tumore ma era riuscito a sconfiggerlo, nonostante ne portasse ancora i segni nel suo aspetto. Di conseguenza, gli inquirenti si sono rimessi al lavoro per stabilire che cosa abbia portato il presidente di Visibilia Editore a togliersi la vita. Sulla volontarietà del suo gesto non ci sarebbero dubbi ma il movente resta ancora un mistero.
Ad alimentare i sospetti dietro al suicidio di Ruffino sono stati anche i suoi due figli, Mirko e Mattia, che nei giorni successivi alla sua scomparsa avevano affermato: “Nostro padre era un combattente e aveva costruito una solida realtà imprenditoriale. Confidiamo quindi nell’attività della Procura e nella possibilità che da questa possano trarsi utili elementi di comprensione“.