Addio a Oliviero Toscani: il fotografo che ha rivoluzionato la pubblicità con il suo shockvertising, scomparso dopo una lunga battaglia.
Oliviero Toscani, fotografo milanese nato il 28 febbraio 1942, noto per le sue immagini provocatorie e di riflessione sociale, è scomparso all’’età di 82 anni.
Cresciuto in una famiglia legata alla fotografia, pubblicò il suo primo scatto a soli 14 anni sul Corriere della Sera.
Nel 2024, il noto fotografo aveva rivelato di soffrire di amiloidosi. Si tratta di una malattia che provoca il deposito di proteine negli organi, compromettendone il funzionamento e risultando fatale.
Morto Oliviero Toscani: l’era Benetton e lo shockvertising
Negli anni ’80, la carriera di Oliviero Toscani decollò con la collaborazione con Benetton, dove introdusse lo “shockvertising“. Una tecnica che utilizza la pubblicità per affrontare temi sociali come uguaglianza razziale, omofobia e AIDS.
Tra le sue campagne più controverse ci fu quella del 2000, con foto di detenuti nel braccio della morte, che gli costò un processo e la fine del rapporto con Benetton.
Toscani fondò la rivista Colors, il centro di ricerca Fabrica e, successivamente, il laboratorio creativo La Sterpaia.
Continuò a suscitare dibattiti con campagne come “Non uccidere” nel 2004 e le foto della modella anoressica Isabelle Caro nel 2007. Toscani si impegnò anche in politica, vicino ai Radicali e ricoprendo il ruolo di assessore alla creatività a Salemi.
Gli ultimi anni e la battaglia contro la malattia
Negli ultimi anni, Toscani aveva continuato a far parlare di sé, sia per i suoi progetti artistici che per le sue dichiarazioni spesso controverse.
Nel 2018 tornò a collaborare con Benetton, ma anche questa volta il rapporto si concluse bruscamente a causa di una sua affermazione controversa.
La sua vita personale non fu meno movimentata. Sposato tre volte, ebbe sei figli e tredici nipoti, con relazioni familiari talvolta segnate da tensioni e conflitti.
Ad agosto 2024, il fotografo aveva rivelato di essere affetto da amiloidosi. In un’intervista al Corriere della Sera, ha raccontato: “In pratica le proteine si depositano su certi punti vitali e bloccano il corpo. E si muore. Non c’è cura“.
