M5S, Conte prende il comando: addio all’era Grillo, le clamorose novità

M5S, Conte prende il comando: addio all’era Grillo, le clamorose novità

Dopo la Costituente, il M5s cambia volto: Grillo perde il suo ruolo, Conte guida il partito con un’agenda progressista.

Con l’assemblea costituente del Movimento 5 Stelle (M5s), si chiude definitivamente l’era di Beppe Grillo. Il “grillicidio” si è consumato attraverso modifiche sostanziali al regolamento interno e alla struttura stessa del partito. La figura del garante, finora centrale nel movimento, è stata abolita con un ampio consenso: il 63,2% degli iscritti ha votato per eliminare questo ruolo.

Giuseppe Conte diventa così il leader indiscusso del M5s, che si definisce ora un partito progressista e aperto alle alleanze, purché basate su accordi programmatici chiari.

Le modifiche approvate segnano un passaggio epocale: via il limite rigido dei due mandati, anche se sarà il consiglio nazionale a gestire eventuali deroghe. Inoltre, si è dato il via libera a un rinnovamento del simbolo e del nome, e al tesseramento ufficiale, elementi che trasformano il M5s in una forza politica più tradizionale rispetto alle origini movimentiste.

Giuseppe Conte

Un nuovo M5s: progressismo e alleanze per Giuseppe Conte

La svolta impressa da Conte punta a posizionare il M5s come una forza progressista, distante dai toni anti-sistema che avevano caratterizzato l’epoca di Grillo. Sebbene il movimento mantenga un’identità autonoma, l’apertura alle alleanze rappresenta un cambio radicale. Tuttavia, queste dovranno basarsi su un “accordo programmatico preciso”, per evitare compromessi politici generici.

Il limite dei due mandati, a lungo una delle bandiere del movimento, è stato rivisto: sarà possibile ottenere deroghe per ruoli di rilievo come sindaci e governatori. Questa decisione riflette la volontà di garantire continuità nei territori, ma solleva critiche da parte della base storica.

La base divisa: nessun posizionamento politico?

Nonostante le riforme, una parte significativa degli iscritti rimane scettica. Ben il 27% ha espresso il desiderio di non posizionarsi politicamente, temendo che l’identità originaria del movimento venga snaturata. Questo dato evidenzia un dilemma per Conte: come conciliare la trasformazione in un partito progressista con le aspettative di una base ancora legata agli ideali di neutralità politica?

Tra gli attivisti più critici, c’è chi teme che il nuovo corso renda il M5s un partito simile agli altri, perdendo quella distintività che ne aveva decretato il successo. Come affermato da alcuni movimentisti, “oggi il M5s ha perso un terzo dei propri elettori”.

Il futuro del M5s è ora nelle mani di Conte, ma resta da vedere se il leader riuscirà a tenere insieme un elettorato sempre più frammentato.