M5S-Di Maio: lo strappo mette a rischio la maggioranza

M5S-Di Maio: lo strappo mette a rischio la maggioranza

Cosa succederà al governo Draghi se lo scontro tra Di Maio e Conte dovesse precipitare?

Giuseppe Conte non ha intenzione di ricucire i rapporti con Di Maio e i suoi fedelissimi spingono per la cacciata del ministro. Ormai l’addio è questione di tempo e modalità. Come lamenta Di Maio, c’è solo odio violento nei suoi confronti da parte dei grillini. Ma quello che preoccupa ora è la tenuta del governo dato che il M5S perderà il suo fronte governista.

Ciò che teme Palazzo Chigi è che questo scontro interno al Movimento abbia ripercussioni pesanti sul governo che in questo momento non può permettersi. Il maggiore timore è che questo scontro si risolva in un’uscita dei grillini dalla maggioranza e questo destabilizzerebbe le forze in campo. Ma secondo Matteo Renzi non succederà nulla. “La risoluzione passerà e Draghi andrà avanti. Ma di cosa parliamo? Nessuno sarebbe così pazzo da far cadere il governo” dice il leader di Italia Viva.

Giuseppe Conte Luigi Di Maio

Le preoccupazione per la maggioranza e il campo largo

Anche voci interne a Forza Italia e Salvini sono certi che l’uscita di Di Maio avrebbe effetti sul governo e potrebbe essere un problema per l’Itala in questo momento. Per il Pd e Articolo 1, i partiti parte della coalizione di centrosinistra, il cosiddetto campo largo, c’è preoccupazione per questo strappo interno al partito alleato. Letta sta cercando di mediare con i grillini ma sembra che non ci sia spazio di manovra.

I dem non sembrano avere alternative all’alleanza con i 5 stelle ma la verità è che la linea politica che poteva trovare un punto di unione tra Pd e 5 stelle era proprio quella governista di Di Maio. Ma i contiani faranno fatica a descriversi come atlantisti ed europeisti, soprattutto se verrà tolto il freno a mano di quella parte del Movimento. Il ministro degli esteri è già in contatto con un’altra alleanza, una forza politica moderata e riformista che getta l’amo a Giorgetti, Carfagna e altri in disaccordo con i propri partiti.

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