Qualsiasi sia la decisione dei 5 stelle in Aula oggi in Senato e domani alla Camera porterà alla fine del M5s.
Questa crisi di governo provocata dal leader Giuseppe Conte e di suoi seguaci non ha giovato né il governo né il loro stesso Movimento. Già i continui strappi dei grillini più riottosi hanno portato alla grande scissione di Di Maio e dei suoi lasciando monco il M5s. Ora il fronte governista del Movimento è cresciuto da giovedì e dalle dimissioni di Draghi. Sono oltre una trentina i parlamentari che non vogliono che cada il governo e hanno preannunciato una nuova scissione.
Se dovesse verificarsi un’altra scissione all’interno del Movimento, di quello che era il M5s ne resterebbe ben poco. Resterebbe solo Conte con i suoi fedelissimi. Il resto andrebbe in altri partiti e formazioni che vorrebbero restare al governo. Forse anche un escamotage per scappare dalla nave che affonda, data i consensi in picchiata dei grillini, per le prossime elezioni.
Comunque andrà questa giornata di oggi e quella di domani alla Camera, sarà una disgregazione per i 5 stelle. Il partito è sfilacciato e a sostenere Conte sono rimasti in pochi soprattutto al Senato. Ed è proprio alla Camera Alta che si teme per il risultato di oggi perché qui ci sono i contiani e c’è Salvini. Potrebbe essere più decisivo di domani alla Camera dove Draghi gode di un consenso più ampio.
Il problema non è una questione di numeri perché con o senza il M5s Draghi avrebbe comunque una maggioranza assoluta in Parlamento. E’ una questione politica e se oggi il M5s dovesse decidere di non votare la fiducia è pronta un’altra scissione che porterebbe Conte e i suoi a restare sempre più soli ed emarginati così da non avere quasi più peso politico. Il M5s ne uscirebbe a pezzi in entrambi i casi, sia per aver provocato una crisi di governo in un momento simile, sia se restassero a pezzetti.