La Francia di Macron sotto accusa: possibile bufera dopo un’indagine del consorzio internazionale di cui fa parte anche Domani.
Si chiama ‘Predator files‘ ed è un’inchiesta basata su documenti confidenziali, ottenuti da Mediapart e Der Spiegel, condotta dal network European Investigative Collaborations (EIC network) insieme ad altri media tra cui Domani e vede protagonista la Francia e il suo numero uno Emmanuel Macron, accusati di vendere sistemi-spia a Paesi in cui sono installate dittature.
Macron e Francia, l’accusa sui virus-spia
Potrebbe abbattersi una vera e propria bufera sulla Francia e sul presidente Macron. Un’inchiesta mette sotto accusa il governo di Parigi con delle accuse pesantissime: la vendita di virus-spia ai regini dittatoriali.
L’inchiesta congiunta condotta da Amnesty International, Mediapart e il Domani parla di come il Paese transalpino venderebbe sistemi-spia come il suo Predator a Paesi in cui sono installate dittature. Vengono citati Stati come per esempio l’Egitto ma anche in Madagascar e in Vietnam.
Predator è prodotto dalla francese Nexa e dall’israeliana Intellexa. L’indagine, però, porterebbe a galla anche altri dettagli. Infatti, ci sono affari tra i servizi segreti francesi e la Libia, così come trattative con l’Arabia Saudita.
I dettagli su Predator files
Secondo quanto si apprende, l’indagine Predator files dimostrerebbe che il software non venga utilizzato per prevenire il terrorismo. Anzi. Che questa sia solo la scusa con cui venga acquistato.
I rapporti tra Francia e Israele sono di lunga data, si parla del 2007 quando l’allora Amesyp sviluppò il software Eagle per Muammar Gheddafi per monitorare Internet. Il prodotto era giunto, grazie a Sarkozy, anche in Kazakistan e in Qatar.
Successivamente, alla scoperta della vendita del prodotto anche alla Libia, Nexa decise di acquistare il software e rinominarlo Cerebro.
Secondo l’indagine, un ruolo in questa vicenda lo avrebbe ricoperto anche un collaboratore di Macron, Alexandre Benalla, che di fatto collega sauditi e francesi riuscendo a far comprare il prodotto all’Arabia.
Stando ad un rapporto di Amnesty, tale prodotto è usato oggi in Sudan, Madagascar, Mongolia, Kazakistan, Egitto, Indonesia, Vietnam e Angola.