Madre appartenente a una setta uccide la propria figlia in un modo raccapricciante

Madre appartenente a una setta uccide la propria figlia in un modo raccapricciante

Chloe Driver, legata a una setta, condannata all’ergastolo per l’accoltellamento a morte della figlia di 13 mesi.

Il tribunale della Contea di Cherokee ha condannato Chloe Driver, 24 anni, all’ergastolo per l’omicidio premeditato della figlia di 13 mesi, Hannah Driver. Alla pena principale si aggiungono 20 anni per crudeltà di primo grado verso i minori, sebbene le condanne siano da scontare in modo simultaneo. Questo caso, che ha sconvolto la comunità locale, è stato descritto come uno degli atti più “atroci” dal giudice Ellen McElyea.

In aula, Driver è stata dichiarata colpevole ma mentalmente instabile per i reati di omicidio premeditato, omicidio colposo e crudeltà verso i minori. Nonostante la difesa avesse invocato l’infermità mentale, la giuria ha respinto questa tesi, stabilendo che l’imputata fosse pienamente responsabile delle sue azioni.

Un crimine brutale e sconvolgente

Il drammatico evento è avvenuto l’8 dicembre 2020 a Canton, in Georgia. Gli agenti della Canton Police Department, intervenuti presso un’abitazione in Mountain Vista Boulevard, hanno trovato Chloe Driver gravemente ferita e la piccola Hannah con lesioni fatali. Trasportata d’urgenza in ospedale, la bambina è stata dichiarata morta poco dopo.

Secondo il procuratore distrettuale, Driver aveva fatto tappa a Canton mentre viaggiava dalla Carolina del Nord alla Florida con un gruppo di persone definito “una setta”. Tornata a casa, avrebbe condotto la figlia al piano superiore per poi infliggerle una serie di ferite mortali al collo e alla schiena. Nonostante gli sforzi disperati del padre della bambina per salvarla, Hannah è deceduta poco dopo l’arrivo dei soccorsi.

Le ferite riportate includevano gravi danni all’arteria carotide destra, all’esofago e alla spina cervicale, sottolineando la brutalità dell’aggressione.

Un processo che ha lasciato il segno

Durante la sentenza, il giudice McElyea ha descritto il crimine come un atto che “offende la società nei suoi valori più profondi”. La condanna, ha sottolineato, serve come monito per garantire giustizia a una vittima innocente.

Nelle arringhe finali, la vice procuratrice Katie Gropper ha dichiarato: “Per quanto disperata o frustrata una persona possa sentirsi, non esiste giustificazione per un omicidio così violento.” Ha poi aggiunto che Hannah, a soli 13 mesi, era una vittima innocente incapace di difendersi, il che rende questo crimine ancora più atroce.

Il caso Chloe Driver rimarrà un esempio emblematico di quanto sia importante mantenere la giustizia per le vittime più vulnerabili.

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