Tragedia a Nole Canavese: madre uccide la figlia di dieci mesi nella vasca e tenta il suicidio. Le indagini in corso.
A Nole, nel Basso Canavese, una madre avrebbe ucciso la figlia neonata di soli dieci mesi prima di tentare di togliersi la vita.
Secondo quanto riportato dalle prime indagini, il padre della piccola è stato il primo a lanciare l’allarme, dopo essere rientrato a casa e aver trovato la bimba senza vita nella vasca da bagno.
Nonostante i disperati tentativi di rianimazione, l’uomo non è riuscito a salvarla. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Venaria e i soccorsi, che hanno trovato la madre ferita gravemente al torace, presumibilmente dopo aver cercato di suicidarsi con un coltello da cucina.
Madre uccide sua figlia di 10 mesi: la dinamica dei fatti
Gli accertamenti in corso mirano, come riportato da Fanpage.it e Il Messaggero, a chiarire con esattezza la sequenza degli eventi che hanno portato alla morte della neonata.
Secondo le ricostruzioni iniziali, la madre avrebbe affogato la figlia nella vasca da bagno prima di rivolgere la violenza verso sé stessa. Dopo l’infanticidio, la donna si sarebbe inflitta ferite profonde al torace con un coltello da cucina.
Il padre della bimba, rientrato nell’abitazione, ha scoperto la scena straziante e ha immediatamente allertato i soccorsi. Nonostante l’intervento rapido, la neonata era già priva di vita.
La madre, invece, è stata trasportata d’urgenza in elicottero all’ospedale Molinette di Torino, dove è attualmente ricoverata sotto sorveglianza.
Le forze dell’ordine stanno lavorando per ricostruire i fatti. La procura di Ivrea ha aperto un’indagine per stabilire con certezza le motivazioni dietro l’infanticidio e valutare lo stato mentale della donna al momento del gesto.
Gli ultimi dati sulla depressione post-partum
Circa una donna italiana su dieci sperimenta la depressione post-partum, un disturbo che può manifestarsi con diversi gradi di gravità a seconda del benessere psicofisico della madre prima e dopo la gravidanza.
Uno studio pubblicato su The Lancet sottolinea come la conoscenza globale di questa condizione rimanga limitata: le stime di prevalenza variano tra il 13% e il 30%, con differenze significative tra paesi. La mancanza di diagnosi tempestive e cure adeguate può contribuire a situazioni estreme, come quelle che portano a tragedie familiari.