Maltrattamenti: costringeva la moglie nella cuccia del cane
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Maltrattamenti: costringeva la moglie nella cuccia del cane

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Un uomo è stato condannato per gravi maltrattamenti nei confronti della moglie: l’obbligava a stare nella cuccia del cane.

In molte relazioni, la violenza domestica si insinua in silenzio, travestita da tensioni quotidiane o problemi temporanei, soprattutto nei confronti della moglie in una coppia. Purtroppo, ci sono casi in cui la brutalità esce dall’ombra con forme estreme e degradanti, rivelando una realtà fatta di sopraffazione e annientamento psicologico. È quello che è accaduto in provincia di Siena, dove una donna ha trovato il coraggio di denunciare maltrattamenti prolungati, segnando l’inizio di un percorso giudiziario che ha portato a una condanna significativa.

stop violenza sulle donna, intimo reggiseno buttato sul pavimento
stop violenza sulle donna, intimo reggiseno buttato sul pavimento

Un incubo silenzioso nella provincia senese

La vicenda ha avuto inizio nell’estate del 2022 e si è protratta fino al gennaio 2024. Un periodo durante il quale la vittima, una donna residente da tempo in Toscana, avrebbe subito una serie di soprusi dal marito. L’uomo, di origine straniera, ma da anni integrato nel tessuto sociale locale, si sarebbe reso protagonista di comportamenti gravemente degradanti e violenti.

L’umiliazione quotidiana e la sentenza esemplare

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, l’uomo avrebbe costretto ripetutamente la moglie a mettersi a quattro zampe, obbligandola a restare nella cuccia del cane, spingendola così in una condizione di sottomissione totale. In un’altra occasione, l’avrebbe anche obbligata a uscire per strada indossando solo la biancheria intima. Le indagini hanno inoltre evidenziato episodi di percosse, minacce continue e insulti verbali.

Il caso è giunto in aula davanti al Gup del tribunale di Siena, Sonia Carapelli, e si è concluso con una condanna a 2 anni e 4 mesi di reclusione, pronunciata con rito abbreviato. Il giudice ha inoltre disposto per l’uomo il divieto di avvicinamento alla vittima, con una distanza minima di 500 metri. Tuttavia, grazie all’applicazione della pena sostitutiva, l’uomo potrà scontare la condanna con 1700 ore di lavori di pubblica utilità.

La donna, presente in aula durante la lettura della sentenza, ha finalmente ottenuto giustizia. L’uomo, invece, era assente. Un epilogo giudiziario che pone l’accento sull’importanza della denuncia e sull’efficacia della legge nel tutelare chi trova la forza di rompere il silenzio.

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ultimo aggiornamento: 28 Marzo 2025 13:09

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