Maltrattamenti sugli animali: cosa rischia chi commette le orribili azioni

Maltrattamenti sugli animali: cosa rischia chi commette le orribili azioni

Sempre più gli episodi di maltrattamenti sugli animali. Non solo gatti e cani. Cosa rischia chi compie tali azioni terribili.

Sono ormai all’ordine del giorno le tristissime storie di maltrattamenti sugli animali. Sempre più spesso si sente parlare di persone che compiono vili gesti verso cani e o gatti. Alle volte, le loro azioni finiscono anche sul web dove, immeditamente, video o foto diventano virali. Ma cosa rischia davvero chi maltratta gli animali? Cosa dice la legge a tal proposito? A rispondere a tali domande ci ha pensato l’avvocato Giuseppe di Palo, intervistato da Fanpage.

Maltrattamenti sugli animali: i video sul web

Il tema dei maltrattamenti sugli animali ed in particolare dell’assenza di pene severe per chi commette tali vili gesti è, soprattutto nelle ultime giornate, di forte attualità.

Di recente sono diventate famose le storie del cane Aron, legato e bruciato vivo. Le immagini dell’animale sono diventate presto virali, come virali sono state quelle del gatto Grey, picchiato e spinto a calci dentro una fontana.

Sempre più persone compiono, forse per sadico divertimento, gesti simili e, alle volte, non ne pagano davvero le conseguenze. Anzi, quasi fanno un vanto delle loro azioni, spesso filmate e riprese con dispositivi elettronici.

Cosa rischia chi maltratta gli animali

Nell’ottica di questo fenomeno molto triste e duro verso gli animali, come anticipato, Fanpage ha intervistato l’avvocato Giuseppe di Palo che ha spiegato quali siano, al momento, le conseguenze e i rischi per chi commette violenza verso cani e gatti.

La legge, nel caso di violenze verso animali, sembra parlare chiaro: “Bisogna fare riferimento a due diverse fattispecie di retato previste dal codice penale, il 544bis e il 544ter“, ha detto il legale penalista. “In un caso il codice prescrive la pena detentiva da 4 mesi a due anni quando viene cagionata la morte di un animale per crudeltà o senza necessità. Nel secondo caso, invece, la pena è meno severa poiché la morte dell’animale deriva da altri fatti, una lesione o la sottoposizione a sevizie e si rischiano da 3 a 18 mesi”.

L’avvocato ha spiegato che i reati di violenza contro gli animali debbano poi essere “bilanciati con le eventuali circostanze, anche aggravanti”.

Secondo l’esperto, per esempio, nei due casi prima citati del cane Aron e del gatto Gray, ci potrebbero essere gli estremi per applicare “motivi abietti e futili, così che la pena potrebbe innalzarsi fino a due anni e 8 mesi”.

Particolare precisazione anche nel caso in cui le violenze vengano eseguita da minorenni. In questa circostanza – come nel caso del gatto Gray – “il giudice deve poi applicare una riduzione di pena che è prevista dalla legge, laddove a compiere un determinato reato, qualsiasi, sia una persona che non ha raggiunto la maggiore età”.