Da metà luglio ci sarà un rincaro alimentare di circa il 30% su alcuni prodotti legati alla scarsità di acqua.
La siccità influisce soprattutto sulle produzioni agricole. La scarsità di acqua mette in crisi le produzioni e coltivazioni di grano, mais, frutta e verdura. Data la minore disponibilità di prodotti, ci sarà quindi un ulteriore aumento di prezzi. “Gli aumenti potrebbero riguardare anche mais, cereali e derivati (pasta e pane) e latte, formaggi, yogurt e latticini in genere” dichiara Assoutenti.
Le difficoltà del settore agricolo quindi si ripercuoteranno sull’economia dei cittadini già messa a dura prova dalle conseguenze della guerra in Ucraina e il caro energia. L’acqua è indispensabile per irrigare i campi e alimentare gli animali, la scarsità del bene più prezioso ci porta a rischiare di fare a meno di molti prodotti. Una situazione che si ripercuoterà negativamente su tutta l’economia.
Danni per l’economia e per l’agricoltura
“Le rese produttive agricole lungo la Penisola hanno subito drastiche riduzioni. E in alcuni casi i raccolti si sono addirittura dimezzati con cali fino al 50%” presidente di Assoutenti. Il rincaro su alcuni beni si paleserà già nelle prossime settimane fino al 30%.
I prodotti coinvolti sono grano, mais, pane, pasta, dolci ma anche la frutta fresca come albicocche, ciliegie, pesche, susine, pere e mele, ma soprattutto cocomeri e meloni che hanno bisogno di molta acqua per crescere. Lo stesso discorso vale per pomodori, basilico, melanzane e insalate. Di acqua hanno bisogno anche le produzioni di latte, formaggi, yogurt e latticini. Le alte temperature e la mancanza del foraggio per l’alimentazione degli animali stanno riducendo fino al -30% la produzione di latte.
Le temperature non sembrano destinate a scendere anzi, per i prossimi giorni sono previsti picchi di 45 gradi soprattutto al centro sud. Questa tendenza rischia di portare il nostro paese alla desertificazione. Un quinto del nostro territorio è a rischio desertificazione a causa della siccità e le alte temperature. Le regioni più a rischio sono Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Puglia e Sicilia.