Affitti brevi, la cedolare secca aumenta: ma per chi?

Affitti brevi, la cedolare secca aumenta: ma per chi?

Resta al 26% la tassazione sulla cedolare secca degli affitti brevi: viene accolta anche la proposta di Forza Italia.

Ci si muove verso l’approvazione della Manovra 2024, e con essa si plasmano in maniera sempre più definitiva le misure decise. Tra gli ultimi dettagli messi a punto, c’è la questione della cedolare secca sugli appartamenti in affitto breve: sale al 26% la tassazione, ma non per tutti.

Cedolare secca al 26% per affitto breve

Dopo il vertice di maggioranza di ieri a Palazzo Chigi, finalmente la questione sugli affitti brevi sembra essersi risolta. Secondo quanto dichiarato dal governo Meloni, la cedolare secca per gli affitti brevi resta al 21%, mentre sale al 26% solo a partire dal secondo appartamento concesso in locazione breve.

Sostanzialmente, si da la possibilità a chi ha un solo appartamento da affittare di farlo senza aggravi fiscali ulteriori, diversamente da chi ne ha più di uno.

Il rischio di evasione fiscale

Durante il vertice, è stata accolta la proposta azzurra di introdurre un Codice Identificativo Nazionale attraverso il quale tracciare chi affitta appartamenti.

“Il governo ha deciso di accontentare gli albergatori che, in preda a una sorta di ossessione, premono ogni giorno sulla politica affinché introduca misure per ostacolare i proprietari che utilizzano i loro appartamenti per locazioni brevi, dichiara però Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia.

“Si tratta di una scelta sbagliata e che non porterà un affitto di lunga durata in più”, chiosa Confedilizia. Il rischio è di aumentare ulteriormente “i prezzi delle camere d’albergo (già alle stelle), vi sarà qualche casa sfitta in più, si alimenterà il sommerso e i borghi delle nostre aree interne avranno qualche speranza in meno di tornare a vivere”.