Reddito di cittadinanza: ipotesi stop totale

Reddito di cittadinanza: ipotesi stop totale

Tra le misure su cui il governo interverrà con la manovra 2023 c’è il reddito di cittadinanza ma sarà una modifica graduale.

Una delle promesse fatte in campagna elettorale da Fratelli d’Italia riguarda la modifica al reddito di cittadinanza e Giorgia Meloni ha intenzione di mantenerla. Ma la premier è consapevole che debba essere una modifica graduale per vari motivi. Le prime modifiche al reddito arriveranno con la prossima legge di bilancio.

Ancora nulla è deciso e la proposta è ancora aperta sul tavolo del governo. La riforma, come ha più volte sottolineato la premier, punta a togliere il bonus ai cittadini che possono lavorare e lasciare il sussidio ai poveri che non possono essere occupati. In più saranno aumentati e rafforzati i controlli per lottare contro i cosiddetti “furbetti del reddito”.

Questa stretta dovrebbe far risparmiare circa 1m8 miliardi su 8 miliardi che costa all’anno il sussidio. Il reddito verrò tagliato infatti solo ai percettori considerati occupabili che al momento sono circa un terzo del totale. Una stretta più morbida porterebbe ad un risparmio poco sotto il miliardo e non influirebbe particolarmente.

Reddito di Cittadinanza

Le proposte di modifica al sussidio

Coloro che sono più a rischio sono i beneficiari del Reddito di cittadinanza tenuti alla sottoscrizione del Patto per il lavoro presso i Centri per l’impiego. Sono circa 660mila persone ai quali si sommano anche i 173mila percettori che lavorano ricevendo un reddito basso tale da farli rientrare nei requisiti per ottenere anche il reddito di cittadinanza. In tutto sarebbero oltre 800mila persone su circa 2,5 milioni di percettori del sussidio totali.

Ma come funzionerà la modifica al reddito? L’ipotesi sul tavolo più probabile è quella che vede un termine massimo, scaduti i 18 mesi che ora sono rinnovabili in presenza dei requisiti, con la riforma chi è abile al lavoro non percepirà più il reddito di cittadinanza ma gli verrà concesso un sostegno economico per la propria formazione per un massimo di sei mesi.

Questa proposta potrebbe essere ammorbidita da quella del sottosegretario al Lavoro Durigon che prevede che dopo i 6 mesi di formazione se non si è trovato lavoro si può percepire il reddito ma per un massimo di 12 mesi e con un importo inferiore del 25%. Poi ci saranno altri 6 mesi di sospensione, potrà essere richiesto per l’ultima volta ma con un ulteriore taglio del 25%.

Con la rifiuta inoltre il reddito di cittadinanza si perderà al primo rifiuto di lavoro, al contrario di ora che si perde con due rifiuti. Per coloro che non possono lavorare, disabili anziani con basso reddito e persone fragili non cambierà nulla. Chi ne ha diritto continuerà a percepire il reddito.

Argomenti