Secondo la procuratrice capo ha dichiarato che non c’è stata nessuna allerta sull’alluvione.
L’inchiesta sull’alluvione che ha devastato le zone di Senigallia e dei paesi vicini nella regione delle Marche ha dimostrato che non c’era stata nessuna allerta. La procuratrice capo di Ancona Monica Garulli ha detto che la Regione Marche non ha attivato alcuna allerta nei confronti dei comuni prima dell’alluvione che ha provocato 11 vittime e 2 dispersi. Inoltre, i carabinieri hanno acquisito documenti sulla mancata manutenzione dei fiumi che hanno straripato durante l’alluvione.
Ora l’accusato è il presidente della regione Acquaroli accusato di aver presenziato a una cena di partito con Crosetto prima di andare nella sala operativa della protezione civile di Ancona. Si trovava a 40km da Ancona ma lo staff ha smentito che il governatore sia rimasto alla cena. Ma c’è una foto che dice il contrario su Fb. Alle 21.30 si trovava a San Severino Marche. «Non c’era nessuno della giunta, solo i funzionari della Protezione civile. Ho parlato con uno di Trenitalia perché 500 persone dovevano dormire sui treni. Aguzzi non c’era, però sono stato in contatto più volte con lui al telefono» ha dichiarato il capogruppo del Pd Mangialardi.
L’indagine ricostruisce gli eventi dell’alluvione delle Marche
La procuratrice Garulli al Tgr Marche ha sottolineato che “dal punto di vista della dinamica degli eventi quello che si riscontra in questo momento è che non c’è stata un’allerta da parte della Regione Marche nei confronti dei Comuni». Poi ha evidenziato che «Le indagini sono in una fase molto iniziale. Tutte le ipotesi ricostruttive sono prese in considerazione. La principale preoccupazione della Procura è di assicurare fonti di prova che possano essere di ausilio nella ricostruzione dei fatti».
Questa inchiesta si associa a quella che era stata aperta a giugno sulle imprese che dovevano fare la pulizia di alcuni tratti fluviali del Misa che non è stata fatta. Un funzionario regionale era stato arrestato e quattro dipendenti accusati di corruzione, truffa e rivelazione di segreto d’ufficio. Secondo l’indagine la ditta incaricata ha sfalciato più vegetazione del dovuto per poi rivenderla a una compagnia produttrice di biocarburante.