Mario Draghi al CEPR scopre le carte: “Non abbiamo alcun diritto immutabile”

Mario Draghi al CEPR scopre le carte: “Non abbiamo alcun diritto immutabile”

Mario Draghi al CEPR di Parigi sottolinea l’urgenza di riforme nei mercati europei per garantire crescita e sostenibilità.

Durante il Simposio annuale del Centre for Economic Policy Research (CEPR) a Parigi, Mario Draghi, ex presidente della BCE ed ex premier italiano, ha ribadito la necessità di una riforma strutturale dei mercati europei come premessa indispensabile per discutere un eventuale debito comune.

Nel suo intervento, Draghi ha dichiarato: “Se l’Ue emettesse debito congiuntamente, potrebbe creare uno spazio fiscale aggiuntivo da utilizzare per limitare i periodi di crescita inferiore al potenziale. Ma non possiamo iniziare a percorrere questa strada se non sono già in atto i cambiamenti nella struttura dei mercati che potrebbero aumentare i tassi di crescita potenziale nel medio termine.”

Mario Draghi

Draghi: “Riforme di mercato essenziali per il futuro dell’UE”

L’ex premier ha poi aggiunto che, in mancanza di un debito comune, l’Unione Europea deve concentrarsi su politiche fiscali più efficaci e coordinate: “Senza un debito comune dovremo anche spostare la nostra azione politica dalla modifica dell’orientamento della politica fiscale al miglioramento della sua composizione, aumentando gli investimenti pubblici e al coordinamento tra gli Stati membri.”

Draghi ha evidenziato che riformare il mercato unico europeo e il mercato dei capitali è cruciale perché tali interventi “sostengono i meccanismi di base che guidano la crescita della produttività.”

Il monito di Draghi: “Non possiamo entrare in un declino gestito”

Nel corso del suo intervento, Draghi ha lanciato un avvertimento sui rischi di una mancata azione da parte dell’UE: “Se l’Ue continuerà a registrare il tasso medio di crescita della produttività del lavoro dal 2015, dato l’invecchiamento della nostra società, tra 25 anni l’economia avrà le stesse dimensioni di oggi.” Questo scenario comporterebbe, secondo Draghi, “un futuro di entrate fiscali stagnanti e di avanzi di bilancio per evitare che il rapporto debito/Pil aumenti.”

Draghi ha anche criticato il modello economico basato su salari bassi e competitività esterna, sostenendo che “questa costellazione non sembra più sostenibile.” Ha sottolineato che le politiche europee devono ora puntare su investimenti strategici e sulla riqualificazione della forza lavoro, non più sulla flessibilità o sul controllo dei salari: “Oggi, significa aumentare la crescita della produttività senza sostituire il lavoro, ma piuttosto riqualificando le persone.”

L’ex presidente della BCE ha concluso con un appello: “Tutti desideriamo la società che l’Europa ci ha promesso, una società in cui possiamo mantenere i nostri valori indipendentemente da come cambia il mondo intorno a noi. Ma non abbiamo alcun diritto immutabile affinché la nostra società rimanga sempre come vorremmo. Dovremo lottare per conservarla.”