L’aumento di stipendio dei ministri fa arrabbiare Mario Giordano: ecco il suo sfogo sui social e la risposta di Claudio Borghi.
Il governo, su richiesta del ministro Guido Crosetto, sembra aver deciso di fare marcia indietro su una misura altamente discussa, che avrebbe previsto un incremento significativo degli stipendi dei ministri. L’ipotesi iniziale avrebbe comportato una spesa minima per lo Stato, solo 1,3 milioni di euro, cifra esigua se rapportata ai circa 1300 miliardi di debito pubblico. Ecco cosa ne pensa Mario Giordano, il suo sfogo sui social non è passato inosservato.
Mario Giordano contro l’aumento di stipendio ai ministri
Tuttavia, la decisione ha scatenato polemiche infuocate, spingendo l’esecutivo a ridimensionare il provvedimento, che ora prevede un fondo ridotto a 500mila euro per coprire esclusivamente le trasferte ministeriali.
A sollevare il caso è stato Mario Giordano, giornalista e conduttore del programma Fuori dal coro, che su X (ex Twitter) ha espresso con fermezza la sua posizione.
“Per me aumentare lo stipendio dei ministri di 7mila euro al mese quando alle pensioni minime si dà 1,8 euro al mese è una vergogna. Ma se qualcuno pensa sia giusto deve rivendicarlo. Non nascondere l’emendamento nella manovra dei sacrifici (per gli altri) e poi far finta di nulla. Sarò populista, si capisce. Ma non cambio idea. E poi meglio populista che sanguisuga”.
Per me aumentare lo stipendio dei ministri +7mila euro al mese quando alle pensioni minime si dà 1,8 euro al mese è una vergogna. Ma se qualcuno pensa sia giusto deve rivendicarlo. Non nascondere l'emendamento nella manovra dei sacrifici (per gli altri) e poi far finta di…
— Mario Giordano (@mariogiordano5) December 16, 2024
La replica di Claudio Borghi
Tra questi, Claudio Borghi, economista e parlamentare della Lega, ha prontamente risposto con una contro-argomentazione altrettanto incisiva.
Claudio Borghi ha spiegato su X le ragioni della sua posizione favorevole: “Io sono favorevole per un motivo semplice: se tutti i ministri guadagnano 10, averne qualcuno magari più bravo o che di certo non ha problemi di stipendio (come Crosetto) che guadagna 5 è sbagliato. […] Dobbiamo veramente fare uno sforzo di pensare che risolveremo qualcosa mazzolando i nostri rappresentanti. Non vanno bene? Li si manda a casa con il voto e magicamente il loro stipendio diventa zero”.
Borghi ha puntato il dito contro quella che ha definito l’onda grillina e il “manipulitismo”, fenomeni che secondo lui avrebbero creato un clima di ostilità verso la politica e i suoi rappresentanti, limitando la possibilità di attirare persone competenti all’interno delle istituzioni.
Non si è fatta attendere la contro-replica di Mario Giordano, che ha risposto con fermezza alle parole di Borghi: “Caro Claudio, sulla sostanza potremmo anche discutere. È sul tempismo che ho molto da dire. Ma come? Fai una manovra in cui chiedi sacrifici a tutti e ci infili un emendamento di nascosto che aumenta lo stipendio ai ministri?”.
Secondo il giornalista, la vera questione non è l’entità dell’aumento, bensì il contesto in cui è stato proposto.
Giordano ha sottolineato come una manovra economica improntata ai sacrifici collettivi mal si concili con un provvedimento a favore dei ministri, soprattutto se presentato in modo poco trasparente.
Il passo indietro del governo: fondo ridotto e polemiche aperte
Di fronte alle pressioni mediatiche e alle critiche pubbliche, il governo ha scelto di fare un passo indietro. La misura iniziale è stata ridimensionata: invece di un incremento degli stipendi, è stato stanziato un fondo da 500mila euro per coprire almeno le spese relative alle trasferte dei ministri.
Nonostante il dietrofront, la polemica resta accesa e solleva interrogativi sull’opportunità di interventi di questo tipo in un momento storico caratterizzato da sacrifici economici per i cittadini.