Maserati Merak: storia e scheda tecnica del “siluro” anni Settanta

Maserati Merak: storia e scheda tecnica del “siluro” anni Settanta

Prodotta dal 1972 al 1982, la Maserati Merak fu il guanto di sfida lanciato dal marchio bolognese a Ferrari e Lamborghini sul mercato delle sportive d’elite.

Il nome Maserati si lega ormai da tempo alla produzione di auto sportive, destinate sia alla guida su strada che a contesti agonistici. Tra i marchi di eccellenza dell’industria automobilistica italiana, l’azienda fondata a Bologna nel lontano 1914 si è sempre distinta per il taglio facilmente riconoscibile delle proprie autovetture. La Maserati Merak, in tal senso, non fa eccezione.

La nascita della Maserati Merak

All’alba degli anni Settanta, il mercato delle auto sportive di lusso di piccole dimensioni è dominato da Ferrari e Lamborghini con, rispettivamente, la Dino 246 e la Urraco. Entrambe rappresentano la risposta made in Italy alla Porsche 911.

Nel 1972, però, la Maserati – che da un anno è passata interamente sotto il controllo dei francesi della Citroën –  decide di inserirsi nel settore, producendo un coupé a due posti equipaggiato con un motore V8 alloggiato in posizione centrale, ispirato dalla concorrenza rappresentata dalla Lamborghini Countach e dalle Ferrari BB. Gli sforzi della Casa del Tridente danno alla luce la Maserati Bora, presentata nel febbraio del 1971, in occasione del Salone dell’auto di Ginevra, e rimasta in produzione fino al 1978.

L’anno seguente, l’azienda lancia un modello similare, ma dalle dimensioni più contenute: la Maserati Merak. Presentata al Salone di Parigi del 1972, la vettura viene equipaggiata con un motore V6 che la Citroën avrebbe utilizzato anche per la SM (nota in Italia anche come Citroën-Maserati). Per quanto concerne invece il design della carrozzeria, la Maserati si affida alla società di Giorgetto Giugiaro, che in quegli anni realizza anche i disegni per la prima generazione di Volkswagen Golf. Il progetto finale non si discosta di molto da quello della Bora: i due modelli infatti appariranno molto simili se non per la parte posteriore, che risulterà essere la parte forse più caratteristica della Merak.

Il profilo fastback della Bora, con l’ampio lunotto posteriore completamente integrato nel cofano piatto, viene al tempo stesso ripreso e radicalmente modificato. La Merak infatti presenta, da un lato, una distribuzione volumetrica del posteriore del tutto differente: un lunotto verticale ‘taglia’ di netto il profilo armonico proprio della Bora; dall’altro, una coppia di archi rampanti – la vera nota caratteristica della Merak – riprende e ‘omaggia’ la continuità lineare del modello ‘madre’ ricalcando il profilo dell’ampio vetro posteriore.

Il motore della Maserati Merak

Come detto, il motore della Merak era un V6, nello specifico TipoC.114 derivato dal V8 della Maserati Bora progettato dall’ingegner Giulio Alfieri. Questo tipo di motorizzazione era stato progettato specificamente per la realizzazione della Citroën SM. Nel caso della Merak, però, ne viene aumentato l’alesaggio; questo accorgimento consente di ottenere un aumento della cilindrata che viene così portata a 3.0 litri, rispetto ai 2.7 della ‘sorella’ francese. Di conseguenza, i motori della Merak prima versione sono in grado di erogare una potenza massima maggiore (190 CV contro 150) e raggiungere una velocità massima pari a 230 km/h.

Nella versione SS del 1975, la potenza del motore viene implementata fino a 220 CV; il maggior numero di cavalli incrementa anche la velocità massima, che su questa versione arriva a 240 km/h. Due anni dopo vede la luce un ulteriore variante del modello, la Merak 2000 GT, in cui la cilindrata risulta ridotta, facendo diminuire anche la potenza fino a 170 CV. Le prestazioni restano comunque di tutto rispetto anche in rapporto ai consumi relativamente contenuti: l’auto riesce a superare ampiamente i 200 km/h di velocità massima, reggendo il confronto con le altre ‘sorelle’.

Fonte immagine: https://www.flickr.com/photos/henry-gail/2815990605

Scheda tecnica Maserati Merak: caratteristiche e interni

Dal punto di vista tecnico, le differenze tra Merak e Bora si fanno più significative. Il telaio tubolare di quest’ultima cede il passo ad una scocca portante realizzata in lamiera d’acciaio; il motore, come detto, è alloggiato in posizione centrale con i radiatori frontali. La trasmissione Citroën è a cinque marce sincronizzate; anche i il sistema frenante è di produzione francese: i freni a disco ventilati sono comandati da un servofreno idraulico ad alta pressione. In linea con i classici freni Citroën, anche quelli della Merak sono molto efficienti e duraturi ma richiedono un tocco particolarmente sensibile per essere utilizzati al meglio.

Per quanto concerne gli interni, c’è da dire che l’abitacolo incontra il gusto della stampa specializzata dell’epoca, grazie soprattutto all’impiego di materiali di alta qualità e all’utilizzo della stessa plancia della SM. Il carattere sportivo resta pressoché intatto grazie ai sedili in pelle ed una strumentazione (ancora analogica ovviamente) completa di contagiri, indicatori (acqua, olio e batteria) e orologio. La riduzione della parte meccanica consente anche di ricavare maggior spazio all’interno dell’abitacolo, tale da aggiungere due sedili posteriori.

Produzione

La Maserati Merak venne prodotta a partire dal 1972 e fino al 1983, anno in cui uscì definitivamente di produzione. Se ne contano in tutto meno di duemila esemplari. Stando alla stima de Il Sole 24 Ore, furono prodotti 700 esemplari della prima versione, 1000 della variante SS e 200 del modello due litri. Malgrado un andamento generalmente positivo sul mercato, la Merak fu vittima sia della crisi petrolifera dei primi anni Settanta che dalla contingente situazione economica della Citroën, che nel 1975 arrivò a chiedere la liquidazione della Maserati a soli quattro anni dall’acquisizione del 100% dell’azienda.

Le varianti: la Maserati Merak SS e la Merak 2000 GT

La Merak SS viene messa a punto nel 1975 seguendo le direttive del nuovo proprietario della Maserati, l’argentino di origini napoletane Alejandro de Tomaso. Il restyling riguarda gli interni, in particolare il volante ed il cruscotto, che rappresentano una cesura netta con la linea tradizionale Citroën; tanto originali quanto di dubbio gusto, i nuovi interni beneficiano di alcuni cruscotti della Bora a partire dal 1978. L’unica novità del design esterno, invece, è la griglia trasversale che segna il cofano anteriore all’altezza dei fari. Detto del motore potenziato fino a 220 CV, la Merak SS ha ruote più grandi della versione originale, un telaio leggermente modificato e un peso ridotto di 50 kg.

Spinta (anche) dalla crisi energetica che segna il decennio, la Maserati mette a punto nel 1976, sempre su iniziativa di de Tomaso, una variante con cilindrata ridotta, la Maserati Merak 2000 GT. Destinata esclusivamente al mercato nazionale, monta un motore V6 da 2 litri in grado di fornire prestazioni di livello. Dal punto di vista estetico, il design conserva la fascia trasversale sul cofano anteriore e registra l’aggiunta di una banda laterale nera che attraversa la fiancata.

Fonte immagine: https://www.flickr.com/photos/syndrom/14245061568

Fonte immagine: https://www.flickr.com/photos/henry-gail/2815990605