Masha Amini, il leader Khamenei parla delle proteste sulla sua morte

Masha Amini, il leader Khamenei parla delle proteste sulla sua morte

Ali Khamenei parla dei “disordini per morte Mahsa Amini”: l’idea è stata degli Stati Uniti. Le proteste destabilizzano il sistema.

Per la prima volta il leader iraniano Khamenei parla pubblicamente delle proteste originate in seguito alla morte della 22enne Mahsa Amini, arrestata e uccisa per aver indossato male il velo. Per il leader l’idea delle ribellioni non è nata dagli iraniani ma dagli Stati Uniti. Pertanto, i disordini sembrano essere eccessivi e rischiosi per destabilizzare il sistema.

cartina, mappa Iran

Il leader parla

Il leader iraniano Ali Khamenei parla per la prima volta sulle proteste avvenute in seguito alla morte della 22enne Masha Amini avvenuta mentre era in custodia della polizia. La ragazza è stata arrestata con l’accusa di indossare male il velo, ma durante il tempo passato in carcere la ragazza perde la vita in seguito ai maltrattamenti subiti. Le proteste si sono accese in Iran, in cui ci sono stati almeno 5 i morti, 75 i feriti e 250 le persone arrestate.

Durante il suo discorso, Khamene ha detto di essere “profondamente addolorato” per la morte della ragazza e che le proteste non sono state ideate dai cittadini iraniani, ma bensì dagli Stati Uniti. “Queste non sono azioni normali. Sono azioni pianificate”, ha dichiarato durante la cerimonia all’Università degli ufficiali e della polizia dell’Imam Hassan al-Mujtaba.

Proteste destabilizzanti

Il presidente del Parlamento iraniano, Mohammad Bagher Qalibaf afferma che le proteste per la morte di Amini potrebbero destabilizzare il Paese, a differenza delle precedenti attuate da insegnanti e pensionati a favore di salari migliori, per cui si sta lavorando alle riforme. Le proteste precedenti, secondo l’ex sindaco, erano volte ad ottenere riforme migliori, non a ribaltare il sistema.

Le proteste continuano e le forze di sicurezza iraniane hanno cercato di sedare la protesta di centinaia di studenti che urlavano all’Università Tecnologica di Sharif. Gli scontri sono iniziati la notte scorsa quando sono apparsi uomini in borghese usando manganelli anche contro i docenti e gli impiegati dell’ateneo.

Gli agenti hanno cominciato a sparare proiettili di gomma, lacrimogeni e spruzzare vernice e almeno 300 studenti sono stati arrestati. Verso sera sarebbero scoppiati scontri fra manifestanti antigovernativi e studenti radicali pro-establishment, e a un certo punto è arrivato il ministro della Scienza nel tentativo di calmare la situazione. Le lezioni sono ora sospese.